Lotta popolare, politica e militare che si è sviluppata in Europa nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in collaborazione con gli eserciti dei paesi alleati (Stati Uniti, Inghilterra, Unione Sovietica, ecc.), per liberare il continente dall'occupazione nazifascista.
Proprio la diffusione su tutto il territorio europeo invaso e l'obiettivo comune di cacciare le truppe nazifasciste la qualificarono come Resistenza europea, pur nelle specificità delle situazioni nazionali. Essa ha avuto al suo interno partiti, istituzioni, aggregati sociali con istanze diverse, che andavano dal ripristino dei sistemi politici e sociali preesistenti alla realizzazione di società più democratiche, più solidali e più avanzate sul piano sociale.
Nei paesi con un solido equilibrio politico e sociale, come Danimarca, Norvegia e Olanda, l'obiettivo di fondo era la liberazione nazionale e il ritorno all'ordine prebellico, mentre in altri la Resistenza assunse un carattere di lotta politica antifascista, rivoluzionaria e di classe (Jugoslavia, Francia, Grecia, Belgio e Polonia).
In Germania i vari gruppi di opposizione, poco collegati tra loro, furono interamente sterminati e non arrivarono ad organizzare una lotta armata antinazista.
Carattere unificante della Resistenza europea fu, dopo una prima fase di propaganda e di resistenza passiva, la nascita della guerriglia, alimentata soprattutto da giovani volontari, renitenti alla leva, prigionieri evasi.
In Italia la Resistenza armata iniziò l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, e terminò il 25 aprile 1945, con l'insurrezione dell'Italia settentrionale. Essa fu anzitutto un movimento di liberazione dall'invasore nazista, ma, al contempo, fu lotta contro le forze interne (la Repubblica Sociale Italiana) che collaboravano con l'esercito occupante: in questo senso assunse anche la natura di guerra civile.
La Resistenza ebbe luogo principalmente nell'Italia centro-settentrionale sotto la direzione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che riuniva i diversi partiti antifascisti: il Partito d'Azione, il Partito Comunista, la Democrazia Cristiana, il Partito Democratico del Lavoro, il Partito Socialista. Il maggiore contributo venne dai giovani delle classi richiamate alle armi dalla RSI, che scelsero di confluire nelle brigate partigiane e nelle altre organizzazioni di lotta, nonché da militanti e dirigenti di tutti i partiti antifascisti. La Resistenza operò non solo in montagna, ma anche nelle città e nelle campagne, e coinvolse nuovi soggetti sociali come i giovani, i ceti medi urbani e le donne. Momento culminante fu l'insurrezione e la liberazione delle grandi città del Nord nell'aprile 1945, in taluni casi prima dell'arrivo dell'esercito alleato e dopo un durissimo inverno che aveva visto la violenza nazista scagliarsi contro la popolazione civile. Alla fine della guerra le cifre dei caduti furono rilevanti: circa 60.000 partigiani combattenti in Italia o all'estero, 10.000 civili, 40.000 deportati nei lager nazisti, 700.000 militari deportati.
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Di fatto “volontarie della libertà”, le donne parteciparono attivamente alla Resistenza ricoprendo molti e diversi ruoli: da staffette ad infermiere, da sarte a scioperanti nelle fabbriche, finanche a partigiane armate.
I mesi della Resistenza chiesero tanto alle donne, ma questo periodo rappresentò per loro una vera e propria rivoluzione: esse si affacciarono su una dimensione pubblica del mondo, vivendo fino in fondo un momento di straordinaria libertà e di straordinaria coscienza di sé, che portò ad una mutazione sia nei ruoli tradizionali, dal privato al pubblico, sia di conseguenza, nei rapporti uomo/donna.
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Resistenza – Per saperne di più…Approfondimenti al femminile