Con l'annuncio dell'
Armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943, l'Italia, uscita dall'alleanza con la Germania, divenne in pratica "territorio di guerra": secondo la proposta del feldmaresciallo tedesco Kesserling, la penisola fu occupata e difesa palmo a palmo per arrestare l'esercito alleato più a sud possibile.
Sostenuta anche dalle armi della Repubblica Sociale Italiana (RSI), l'occupazione tedesca ebbe conseguenze catastrofiche sull'Italia, specialmente nella parte centro-settentrionale: stragi ed eccidi di partigiani e civili; sfruttamento del territorio per le materie prime e la manodopera; combattimenti lungo le linee difensive approntate dai tedeschi; distruzione di intere zone abitate.
In definitiva, l'occupazione dell'Italia fu caratterizzata da una particolare brutalità di comportamento della Wehrmacht, su cui gravarono sicuramente fattori psicologici (il presunto "tradimento" dell'Italia) e la consapevolezza che la guerra era ormai perduta.
Bibliografia e approfondimenti:
- Gianni Giannoccolo, L'occupazione nazista in Italia 1943-1945, F.G.T., Correggio (RE) 2003;
- Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
- Silvio Bertoldi (a cura di), I tedeschi in Italia. Album di una occupazione 1943-1945, Rizzoli, Milano 1994;
- Lutz Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1993.
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