Luciano Manzi, ex partigiano, racconta la quotidianità della vita partigiana: in particolare, spiega quanto fosse necessario per la sopravvivenza dei componenti delle brigate e della popolazione civile l’individuazione delle spie nazifasciste.
Molti delatori, infatti, con la scusa del mercato nero, giravano nelle campagne facendo domande sugli abitanti e sul territorio, informazioni che poi rivendevano al comando tedesco di zona che ordinava così le azioni di rastrellamento e le rappresaglie. Ecco perchè la cattura e, in alcuni casi, l’eliminazione delle spie era fondamentale.
Nell’intervista, il Sen. Manzi non esclude che durante la lotta partigiana si siano verificate più condanne del necessario, ma bisogna tenere conto della situazione: anche solo il dubbio che una persona fosse una spia richiedeva una decisione drastica perché erano in gioco le vite di numerosi partigiani e di molta popolazione civile.
La datazione e la geo-referenziazione del video fanno riferimento all’esperienza partigiana del Sen. Luciano Manzi prima nella 3^ Divisione Garibaldi “Lombardia Aliotta” operante nell’Oltrepò Pavese, poi nella 45^ Brigata d’assalto Garibaldi “Garemi” nel Monferrato Astigiano.