Con il termine resistenza civile si indica l'area dei comportamenti conflittuali delle popolazioni che in tutta l'Europa sotto dominio nazista accompagnarono, a volte precedettero, la resistenza armata, e che si avvalsero non delle armi ma di strumenti come il coraggio morale, l'inventiva, la duttilità, le tecniche di aggiramento della violenza, la capacità di manovrare le situazioni, di cambiare le carte in tavola ai danni del nemico.
In Italia, in particolare dopo l'
8 settembre 1943, la resistenza civile si manifestò in diverse forme, tra cui: sabotaggi e scioperi per ostacolare lo sfruttamento delle risorse nazionali messo in atto dai nazisti; tentativi di impedire la distruzione di cose e beni essenziali per il dopoguerra; lotte in difesa delle condizioni di vita; isolamento morale del nemico (pratica decisiva per minarne la tenuta psicologica); rifiuto da parte di magistrati e altri dipendenti pubblici di prestare giuramento alla Repubblica Sociale Italiana (RSI); ma anche, ospitalità offerta ai prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento italiani dopo l'armistizio; l'aiuto agli ebrei, banco di prova della resistenza civile in tutta Europa; e, certo non ultimo, l'appoggio alle formazioni partigiane attraverso infinite, piccole e grandi, iniziative.
Bibliografia e approfondimenti:
- Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
- Jacques Sémelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La Resistenza Civile in Europa 1939-1943, Sonda, Torino 1993.
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