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L'eccidio delle Carzole fu commesso da militari tedeschi il 10 marzo 1945 come rappresaglia per l'uccisione di alcuni soldati germanici.
La notte tra l'8 e il 9 marzo 1945, infatti, i partigiani della 31^ Brigata Garibaldi "Forni" in missione sulla via Emilia sorpresero e attaccarono nei pressi di Fidenza un convoglio militare tedesco dipendente dal Comando di Piacenza.
La rappresaglia tedesca fu pressoché immediata e, la sera seguente, quindici partigiani vennero prelevati dalle carceri di Piacenza e condotti nel luogo in cui si era verificato l’attacco partigiano. I militi della locale Brigata Nera avvertirono le truppe tedesche che nella zona era segnalata una probabile presenza di partigiani e così venne deciso di trasferire i prigionieri sul lato opposto della città, in località Coduro, zona ritenuta più sicura dai comandi militari.
I partigiani vennero fatti sdraiare a faccia in giù, due o tre alla volta, e fucilati.
Alla fine le vittime della strage risultarono 13, in quanto due riuscirono a salvarsi: Renato Sichel colpì all'improvviso con un calcio l'ufficiale e fuggì prima che i militari potessero prenderlo, mentre Alberto Baldini, solo ferito dopo il primo colpo, si finse morto. Entrambi riuscirono a raggiungere successivamente i partigiani sui monti e, guariti dalle ferite, ripresero la lotta fino alla Liberazione.
Bibliografia e approfondimenti: