Sull'onda dei successi delle truppe alleate nel Centro Italia, negli ultimi giorni di settembre del 1944 le organizzazioni della Resistenza iniziarono a preparare l'insurrezione generale per la Liberazione delle città emiliane.
I tedeschi e i fascisti non si limitarono a difendere le posizioni, ma effettuarono diverse operazioni anti-partigiane: queste misure di polizia militare innescarono tensioni e indussero i reparti armati ad assestare alcuni colpi alle forze di occupazione che operavano nella "Bassa".
Negli ultimi giorni di settembre del 1944 due soldati tedeschi vennero fermati dai "ribelli" nei pressi di San Giacomo Roncole, una frazione di Mirandola, in provincia di Modena: nel tentativo di disarmare i due militari, questi opposero resistenza e i partigiani si trovarono costretti ad aprire il fuoco contro di loro per evitare un pericoloso combattimento a breve distanza dai luoghi abitati.
Quando le forze di occupazione ricevettero la notizia della morte dei due soldati, gli ufficiali ordinarono la
rappresaglia: la
Brigata Nera di Mirandola ricevette l'incarico di trovare sei ostaggi da impiccare e prelevò a questo scopo i partigiani che l'ex-staffetta Walter Tassi – uno dei responsabili dei collegamenti con la montagna, che, non avendo retto alla
tortura, era passato tra le file di Salò – aveva indicato come attivi nell'organizzazione della Resistenza.
Dopo la conferma del Comando Tedesco, mandante della rappresaglia, Adriano Barbieri, Nives Barbieri, Giuseppe Campana, Luciano Minelli, Alfeo Martini ed Enea Zanoli vennero condotti di fronte alla chiesa di San Giacomo Roncole e al "Casinone" di don Zeno Saltini.
Fondatore dell'Opera dei Piccoli Apostoli, don Zeno Saltini si era sempre impegnato a favore dei deboli e non aveva mai nascosto la sua ostilità nei confronti del regime; per questo dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943 fu costretto a trasferirsi nell'Italia liberata per evitare che la collera dei
"repubblichini" si abbattesse sulla parrocchia.
I sei giovani ostaggi, molti dei quali cresciuti nella parrocchia di don Zeno e appartenenti al movimento democratico-cristiano, vennero impiccati nel luogo-simbolo della formazione civile e politica dei cattolici antifascisti; i corpi furono lasciati appesi ai patiboli di via Statale 12 fino al 2 ottobre.
Nel recinto del "Casinone" di don Zeno Saltini si trova il monumento che ricorda le impiccagioni del 30 settembre 1944. Ciascun partigiano è commemorato da una lapide collocata nel punto dove fu realizzato il suo patibolo.
Bibliografia e approfondimenti: