Raffaello Cei, ex prigioniero degli Inglesi in Africa, ricorda i primi mesi di prigionia: dai momenti immediatamente successivi alla cattura a Sollum, al trasferimento via terra ad Alessandria d’Egitto, fino all’imbarco a Suez con destinazione Sudafrica.
Racconta Raffaello nella sua autobiografia Diciassette (2008): “Una volta a bordo ci assegnarono gli spazi per mangiare e per dormire. Ci furono spiegate le regole della marineria, vennero nominati i capi gamella, ci diedero le stoviglie per prelevare il rancio. […] Appena tutti si furono sistemati nel nostro settore venne il capo cambusa. Era un cinese che, senza troppe cerimonie, mi chiese di lavorare con lui. In pochi secondi, per volontà del destino, ero così diventato un cambusiere mettendo fine a tutti i problemi di sostentamento miei e dei miei compagni di gamella. […]
Intanto il viaggio proseguiva, lungo il Mar Rosso. Facemmo una prima sosta ad Aden, nello Yemen. Uno sciame di imbarcazioni tipiche di quei luoghi subito si addossò intorno al boccaporto. […] A sera ripartimmo e la sera del giorno dopo entrammo nel porto di Berbera, situato nella Somalia Britannica. Ci affiancavano due grosse navi ospedale italiane, il Saturnia e il Vulcania. Non posso dire con che emozione cercavo di vedere, al buio, qualcosa che mi ricordasse il mio paese lontano. […]
Il viaggio scorreva abbastanza piacevolmente. […] Quando arrivammo a Durban era notte fonda.”
La datazione del video fa riferimento al periodo in cui avvennero i fatti qui raccontati
L’intervista al sig. Raffaello Cei è stata registrata presso la sua abitazione a Lucca (LU) il 28 marzo 2013