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Luciano Manzi, ex partigiano, racconta il difficile momento a Parigi nel 1941 quando, dopo essere stato in ospedale, prende la decisione di tornare in Italia con la sorella. Dopo una sosta a Bardonecchia, alla frontiera italo-francese, dove la sorella viene prelevata dalle autorità per essere ospitata presso un istituto religioso, giunge ad Asti dai nonni materni.
Ricorda nella sua autobiografia Una vita per gli ideali di libertà e socialismo (AGIT, Beinasco (TO) 2003):
“Nel mese di giugno del 1941 attraversammo la frontiera con il treno proveniente da Parigi, diretti a Bardonecchia. Lì ci fermarono e mi dissero che lo Stato aveva deciso, per il bene di mia sorella, rimasta senza madre e con un padre ‘irresponsabile’, di mandarla provvisoriamente in un istituto statale a Rocca di Papa, vicino a Roma. Mi raccontarono anche che, col tempo, quando la nostra famiglia si fosse sistemata, avremmo potuto riaverla con noi. La cosa non mi piacque per niente e lo dissi, ma non avevo scelta: piangendo, io e Wilma ci salutammo.
Arrivai ad Asti disperato. Mi recai dai nonni materni, che non sapevano niente del mio arrivo, mentre mio padre, avvertito dalla questura, arrivò presto e mi spiegò la sua situazione.
… riuscii a trovare un posto come macchinista in una segheria ad Asti, dove rimasi sino all’inizio del 1943, quando venni chiamato per fare il militare.”
La datazione del video fa riferimento ai fatti raccontati, dal rientro in Italia dalla Francia alla chiamata alle armi nel 1943.