Raffaello Cei, caporale italiano del 2° Reggimento Artiglieria “Celere”, dal 1942 prigioniero di guerra degli Inglesi in Sudafrica, venne imbarcato per l’Italia nel gennaio 1947.
In una sosta a Mombasa, in Kenya, riuscì a mandare alla famiglia questa lettera prestampata con la quale annunciava il suo imminente ritorno a casa.
Il testo riportato sulla comunicazione era: “Solo poche righe per dirvi cari augurandovi felicità, e portarvi a conoscenza che quanto prima busserò alla vostra porta, felice di essere a casa, ancora una volta. Gentili pensieri e migliori auguri”.
L’immagine sulla lettera è quella del transatlantico M.V. “Georgic”, utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale dall’esercito inglese per il trasporto delle truppe e, successivamente, per il rimpatrio dei prigionieri.
Scrive Raffaello Cei nella sua autobiografia Diciassette (2008) a proposito del viaggio di ritorno in Italia: “Il viaggio si presentò subito piacevole. Per la prima volta mi sentii non più prigioniero ma un semplice passeggero.
La nave era molto grande, con una capienza di 6.000 soldati. Il vitto mi sembrò accettabile, le docce numerose e i ponti, piuttosto ampi, si prestavano a lunghe passeggiate.
Dopo alcuni giorni entrammo nel lungo canale che conduce al porto di Mombasa, nel Kenya. Vi sostammo tutto il giorno, attraccati alla banchina. Il viavai era continuo. Uno spettacolo per occhi che erano abituati solo al grigiore di un campo di concentramento.”