Racconta Raffaello Cei nella sua autobiografia Diciassette (2008): “Sono nato a Lucca, nel 1920, il 16 di ottobre. Avevo solo due anni quando Mussolini prese il potere, posso affermare perciò d’aver vissuto interamente la prima parte della mia vita, fino alla maturità, sotto il fascismo. Voglio subito dire che proprio per quel motivo mi fu facile accettare come naturali, idee, consuetudini e simboli che ci venivano propinati proprio perché non ne avevo conosciuti di diversi e mai mi sorse il dubbio che essi potessero essere sbagliati o men che mai condurre alla rovina di tutto il paese.
Per essere sinceri, nella mia famiglia si respirava aria di socialismo. Mio padre, con alcuni amici, era solito riunirsi in un caffè dove discutevano di politica. Li chiamavano la “Società del Fiasco”. Era gente inoffensiva: qualche impiegato, un paio di contadini inurbati da poco, artigiani.
Bevevano un bicchiere di vino e fumavano il sigaro al tavolino di un caffè, scambiandosi opinioni da democratici moderati. Ma qualcuno li fece sloggiare ugualmente da quel semplice ritrovo e mio padre, dopo che qualcuno di loro ebbe assaggiato l’olio di ricino o bastonato, ma soprattutto a causa delle insistenze di mia madre, smise di parlare di politica in pubblico.
Credo però che dentro di sé conservasse per tutta la vita le sue idee democratiche che passò a me solo per allusione, forse nel desiderio di non complicarmi troppo l’esistenza.
Le cose andavano così. La paura delle idee è il primo mattone della dittatura, però allora non lo sapevo e vivevo come qualsiasi altro ragazzo nato e cresciuto sotto un governo che sistematicamente spogliava i cittadini dei loro diritti”.
La datazione del video fa riferimento ai periodo del Regime Fascista vissuto da Raffaello Cei nella sua città natale, Lucca, fino alla partenza per il servizio militare
L’intervista al sig. Raffaello Cei è stata registrata presso la sua abitazione a Lucca (LU) il 28 marzo 2013