Luciano Manzi, ex partigiano, ricorda la sua famiglia antifascista: dallo zio materno arrestato nel 1926 perché membro del comitato direttivo della sezione del Partito Comunista d’Italia di Asti, alla decisione del padre Mario di partire per la Francia e trasferirsi a Parigi.
Scrive Manzi nella sua autobiografia:
“… dal 5 novembre del 1926 il PCI era stato sciolto, era stata istituita la pena di morte ed era stato creato il Tribunale Speciale. Uno dei primi a subire le conseguenza di queste leggi speciali fu mio zio materno, Secondo Comune, arrestato l’11 novembre del 1926 insieme ad altri otto membri del comitato direttivo della sezione del Partito Comunista d’Italia di Asti, dichiarato dal fascismo “fuori legge”.
Al processo, il Tribunale Speciale lo condannò a otto anni e sei mesi di detenzione, più le spese e la vigilanza speciale; fu poi liberato per amnistia nel novembre del 1932, dopo sei anni di carcere. …”
La datazione del video fa riferimento al periodo in cui avvennero i fatti qui raccontati, ovvero gli anni di esilio vissuti in Francia.
Il libro di cui parla Luciano Manzi nell’intervista è la sua autobiografia: Una vita per gli ideali di libertà e socialismo, AGIT, Beinasco (TO) 2003.