Raffaello Cei, caporale del 2° Reggimento Artiglieria “Celere” impegnato nella campagna italiana in Nord Africa, venne catturato dall’VIII Armata Britannica nei pressi della località egiziana di Sollum e di lì trasferito ad Alessandria d’Egitto.
Scrive Raffaello nella sua autobiografia Diciassette (2008): “Era il 27 gennaio del 1942 e la spiaggia di rena bianca di Alessandria fu il nostro terzo recinto. Due giorni dopo tutto il nostro abbigliamento venne disinfettato. Poi toccò ai nostri corpi. Nudi e in fila indiana venivamo fatti passare per uno stretto corridoio che ci immetteva nelle docce, non prima d’essere stati irrorati di sapone liquido che ci scorreva abbondante per tutto il corpo. Ma i nostri pidocchi in parte li avevamo già lasciati sulla spiaggia bianca di Alessandria dove tutti avevano fatto una bella pulizia.
Ho imparato presto la lezione che se ti presenti ordinato e pulito hai più possibilità d’esser trattato bene, così mi sistemai come un damerino. Poi tutti quanti venimmo avvicinati da un funzionario della Croce Rossa Internazionale che ci consegnò delle cartoline postali con le quali ci fu consentito di dare notizia del nostro destino di prigionieri alle famiglie in Italia. Lo feci con gran piacere pensando a mia madre che era rimasta tanto tempo senza mie notizie e della quale immaginavo tutto lo struggimento.”
Nella cartolina, vidimata con il timbro della verifica per censura, si legge: “27-1-42 Finalmente posso inviarti mie buone notizie che con ansia attenderete. Non preoccupatevi della mia situazione. Non posso scrivere a lungo. Sto benone. Arrivederci presto. Raffaello”.