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Durante il ventennio fascista la scuola italiana subì il fenomeno della fascistizzazione, cioè il massiccio ed esplicito processo di strumentalizzazione dell’istituzione scolastica ai fini politici ed ideologici del regime.
Anche la pagella scolastica divenne uno strumento della propaganda fascista che utilizzò immagini e slogan per veicolare il proprio modello di una nuova gioventù, fisicamente sana, istruita ed ideologicamente formata per occupare il proprio ruolo in una società sempre più militarizzata.
Ai primi modelli unici di pagella, sobriamente caratterizzati dallo stemma sabaudo con fasci littori, stampato a colori sul frontespizio, seguirono pagelle sempre più colorate e graficamente accattivanti, con rappresentazioni in stile futurista; tutto l’apparato iconografico del Partito Nazionale Fascista trovò spazio sulle copertine delle pagelle: dalle architetture nel tipico stile monumentale del periodo alla rievocazione dei fasti imperiali della antica Roma.
Successivamente, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale anche la pagella divenne un mezzo della propaganda militare, con l’immancabile motto mussoliniano “Vincere”.
In questa pagella di Elena Ottolenghi relativa all’anno scolastico 1936-1937, 15° anno dell’Era Fascista, compare un disegno futurista di giovani a torso nudo e pantaloncini corti, con fez (copricapo), bandoliera e moschetto, in parata con un grande fascio stilizzato sullo sfondo. Sul retro tre fasci stilizzati al centro e in basso a destra la scritta: “Il sole d’Italia, assimilato nei campi e nei frutteti, voi lo trovate trasfuso in tutti i prodotti dell’industria dolciaria, che ha come base indispensabile ed insostituibile, lo zucchero, alimento principe del nostro organismo. Poco peso, poco spazio, molta sostanza per le fatiche dello studio e spesso un premio alle medesime.”
Nella pagina interna della pagella si segnala l’assenza del voto in religione: questo perché, essendo di famiglia ebraica, Elena Ottolenghi era dispensata dall’insegnamento a scuola della religione cattolica.