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Edith Bruck racconta il suo ritorno in Ungheria, dopo la guerra, nel settembre del 1945 insieme a tre soldati ungheresi.
L’accoglienza in Ungheria è stata terribile, non hanno trovato ne ascolto né aiuto, e i non deportati si mettevano sullo stesso piano dei sopravvissuti, non lasciandoli finire di parlare e senza comprensione nei loro confronti.
Lei stessa ha pensato che sarebbe stato meglio morire piuttosto che sentirsi in colpa per essere sopravvissuta.