Arrigo Davoli, giovane testimone della Seconda Guerra Mondiale racconta della severità del sistema scolastico fascista e dell’abitudine dei maestri di impartire la disciplina con mezzi non sempre deontologici. Ricorda soprattutto un insegnante famoso per i suoi modi particolarmente violenti, convinto sostenitore dei metodi di regime e che aveva composto diverse poesie in dialetto mantovano inneggiando alla violenza, tanto contro i sovversivi quanto come strumento per garantirsi la vittoria in guerra.
Vengono nominati gli squadristi che, insieme alla Milizia Volontaria per la sicurezza Nazionale e alle Brigate Nere, sono i tre strumenti di cui si avvaleva il Partito Nazionale Fascista contro gli avversari politici, per garantirsi un’ascesa veloce e eliminare le difficoltà nella presa del potere.
La data dell’intervista fa riferimento agli anni della Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui il sig. Davoli è in età scolare ed è a diretto contatto con il fenomeno delle violenze di questi insegnanti così severi.