Arrigo Davoli, giovane testimone della Seconda Guerra Mondiale, racconta il regolamento di conti tra la popolazione di Gonzaga avvenuto dopo la liberazione. In realtà la cittadina mantovana non conta grandi violenze se non la reclusione di alcuni brigatisti nel carcere di Gonzaga e la partecipazione da parte della popolazione, in prima persona o come spettatori, a qualche pestaggio all’interno del carcere. Ricorda di come anche il nonno fosse stato invitato a prenderne parte e il rifiuto categorico di questo. Gonzaga non fu teatro di vere violenze. Ci furono dei processi a carico dei brigatisti ma nessuno venne condannato. Le donne, accusate di spionaggio o di essersi accompagnate a fascisti e tedeschi vennero fatte sfilare per le vie di Gonzaga tosate a zero e con dei cartelli. Ci fu un solo caso di morte, avvenuto però in tempo di guerra. Una donna del posto, ritenuta collaboratrice dei nazifascisti fu fatta sparire e solo dopo la guerra la famiglia riuscì a ritrovarne i resti. Sempre in guerra si contarono saccheggi effettuati per mano di finti partigiani, anche loro allontanati e a volte eliminati dal movimento stesso.
Altri episodi di violenza avvennero nei paesini limitrofi.
La data dell’intervista fa riferimento alla partecipazione italiana alla Seconda Guerra Mondiale.