Bibliografia e approfondimenti:
Dal punto di vista dell’adesione all’antisemitismo in Germania, uomini e donne ebbero un atteggiamento praticamente identico. La propaganda hitleriana affidò alle tedesche il compito di realizzare, attraverso specifiche organizzazioni femminili, l’obiettivo della selezione razziale.
C’erano donne che, mentre in un primo momento respinsero l’atteggiamento razzista dei nazionalsocialisti, si lasciarono poi convincere dai pazienti insegnamenti dei compagni di partito. Altre donne, cresciute in famiglie protestanti e con padri nazionalisti e antisemiti convinti, svilupparono un antisemitismo che aveva il carattere di un’ossessione: credevano di essere inseguite da giovani ebrei che le davano la caccia per la loro “delicata biondezza”. Più comune nelle sue manifestazioni era invece l’antisemitismo delle donne che attribuivano ad ebrei e massoni la responsabilità della Prima Guerra Mondiale, della sconfitta e di tutte le sofferenze ad essa legate.
Ma se da un lato lo Stato nazista fece delle donne dei soggetti partecipi alla causa del totalitarismo e dell’antisemitismo, dall’altro lato, il regime si trovò a dover rispondere ad una serie di domande che, in precedenza, non si era affatto posto, credendo che la questione ebraica fosse una faccenda dai contorni estremamente chiari e netti. L’elevato numero di matrimoni misti (circa 35.000 secondo una stima del 1933) rese necessaria la precisazione del concetto di ebreo e l’elaborazione di una catalogazione degli ebrei secondo una complessa casistica (es. Mischlinge o mezzi ebrei di primo o secondo grado).
Dopo la promulgazione delle leggi di Norimberga nel 1935, lo Stato nazista fece di tutto per convincere le mogli e i mariti ariani a separarsi dai loro coniugi ebrei, cioè a divorziare, abbandonandoli al loro destino di discriminazione (e poi, più tardi, di deportazione). In molti casi, però, l’azione persuasiva e intimidatoria del regime non funzionò, cioè non riuscì a ottenere la separazione della coppia; a quel punto, dopo la Notte dei Cristalli (novembre 1938) fu introdotta un’ulteriore differenziazione all’interno delle unioni miste, sulla base dell’appartenenza razziale del coniuge maschio. In pratica, quelli in cui il marito era ariano (mentre la moglie era ebrea) vennero dichiarati matrimoni privilegiati, mentre gli altri rimasero matrimoni misti semplici. Le mogli ariane di mariti ebrei, insomma, subirono un trattamento decisamente peggiore delle donne ebree sposate a uomini ariani: le famiglie dei matrimoni misti semplici, ad esempio, potevano venire espulse dalle loro abitazioni ed essere obbligate a risiedere nelle Case degli ebrei (Judenhaeuser), appositi palazzi in cui vennero concentrati tutti gli ebrei tedeschi dopo una direttiva emanata il 28 dicembre 1939. Dal 1941, inoltre, i figli Mischlinge di una famiglia non privilegiata dovettero portare il distintivo con la stella (come loro padre, ebreo al cento per cento), mentre la moglie ariana fu costretta a lavorare per lo sforzo bellico tedesco, secondo procedure identiche a quelle imposte a tutti gli ebrei del Reich.
Bibliografia e approfondimenti:
Propaganda fascista – Per saperne di più…Approfondimenti al femminile