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Udine (UD)

Comune italiano e capoluogo dell’omonima provincia in Friuli-Venezia Giulia, Udine è al centro di un'area urbana di circa 176.000 abitanti ed è considerata il capoluogo odierno della regione storico-geografica del Friuli. Dista, in linea d'aria, poco più di 20 chilometri dalla Slovenia e circa 54 dall'Austria. Questo la pone in una posizione strategica, presso le intersezioni delle direttrici europee est-ovest e nord-sud, sulla via che porta verso l'Austria e verso l'est europeo. Sorge in pianura intorno ad un colle sul quale è situato il castello, a pochi chilometri dalla fascia collinare, ed è costeggiata dal torrente Cormor a ovest e dal torrente Torre ad est. Tra il maggio 1915 e il 1918 la città di Udine fu la sede del Comando Supremo dell'Esercito Italiano e l'intera regione fece da sfondo a numerose e tristi vicende belliche della Prima Guerra Mondiale. Nel 1923 Udine acquistò parte del territorio della vicina provincia di Gorizia, smembrata d'autorità dal fascismo. Attraversata da un forte movimento antifascista già dagli anni del regime, la provincia e la stessa città di Udine, influenzate fin dal 1942 dalle vicine formazioni partigiane slovene, conobbero una precoce presenza partigiana con la costituzione, nel marzo del 1943, di un primo distaccamento garibaldino italiano dipendente dai comandi sloveni. Dopo il 25 luglio 1943 nacque in città un Comitato antifascista unitario, mentre con l'Armistizio dell'8 settembre l'intera provincia venne posta sotto la diretta amministrazione del Terzo Reich, entrando a far parte della Zona d’Operazione del Litorale Adriatico (OZAK). Il 15 settembre, affiancato da un raggruppamento di Giustizia e Libertà (GL), si costituì nel Friuli orientale il primo battaglione garibaldino "Friuli", che divenne brigata il mese successivo. Nei quartieri e nei comuni a nord del capoluogo si formarono anche i primi Gruppi di Azione Patriottica a cura della Federazione comunista. Il 25 novembre venne costituito il CLN provinciale, sempre con sede il capoluogo friulano, mentre nel dicembre esponenti della DC, del PdA, del clero e ufficiali dell’esercito diedero vita alla Brigata Osoppo. Dai mesi di marzo-aprile del 1944 la provincia di Udine vide intensificarsi notevolmente l'attività partigiana tanto che nella tarda estate si costituirono due zone libere: la zona libera della Carnia e del Friuli, nella fascia montana settentrionale dove operavano la Divisione Garibaldi "Friuli" e la II, III e IV Brigata Osoppo; e la zona libera Friuli Orientale, nella fascia collinare orientale dove erano presenti la Divisione Garibaldi "Natisone" e la I Brigata Osoppo. Tuttavia, arrivare all'unificazione dei comandi delle formazioni partigiane fu molto difficile, in particolare a causa delle divergenze tra le formazioni Osoppo e le garibaldine. Ciononostante, questa decisa offensiva partigiana non mancò di provocare una reazione tedesca e fascista. La città di Udine, tra l'altro, era sede dei comandi provinciali della Ordnungpolizei e della Schutzpolizei tedesche e della XXXVIII Brigata Nera, che coordinavano le attività repressive delle varie sedi mandamentali. Molte infatti furono, infatti, le rappresaglie e le stragi: la pubblica impiccagione di 26 partigiani a Premariacco e San Giovanni Natisone il 29 maggio 1944, l'uccisione di 42 civili in Carnia alle malghe Pramosio, Lanza e Cordin e altri 10 in due paesi vicini dal 17 al 20 luglio, l'uccisione di 33 civili a Torlano di Nimis il 25 agosto. Ma la provincia di Udine fu anche teatro dell'eccidio di Porzûs, scaturito da un dissidio all'interno delle forze partigiane: dopo la richiesta della Resistenza jugoslava di passaggio alle proprie dipendenze delle formazioni italiane nella zona orientale e la decisione della Divisione Garibaldi "Natisone" di abbandonare il Friuli e portarsi in Slovenia, all'inizio del 1945 la Brigata Osoppo venne avvicinata dai fascisti con la proposta di un fronte comune anticomunista e anti-jugoslavo. La proposta venne respinta anche per intervento degli Alleati ma il 7 febbraio 1945 un reparto GAP arrestò alle malghe Topli Uork i componenti del comando della I Brigata Osoppo uccidendoli in seguito in momenti diversi. La ritirata tedesca tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1945 fu costellata di eccidi, tra i quali la fucilazione il 28 e 29 aprile di 36 partigiani insorti nei comuni di Aquileia e Cervignano, nella bassa pianura orientale. Udine venne liberata tra il 29 aprile e il 1° maggio, mentre ancora garibaldini e osovani stavano trattando per creare almeno nella fase finale un comando unificato. Nel pomeriggio del 1° maggio arrivarono in città gli Alleati. Il 2 le truppe naziste in ritirata si macchiarono degli ultimi eccidi di Ovaro e Avasinis di Trasaghis. Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, il 14 giugno 1947 Udine è stata insignita con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Fedele alle tradizioni dei padri, anelante a riscattarsi dalla tirannide e a rinascere a libertà, il popolo Friulano, dopo l'8 settembre 1943, sorgeva compatto contro l'oppressione tedesca e fascista, sostenendo per 19 mesi una lotta che sa di leggenda. A domarne la resistenza, il tedesco guidava e lanciava, in disperati sforzi, orde fameliche di mercenari, mentre il livore fascista a servizio delle barbarie tradiva il generoso sangue del popolo. La fede ardente e l'indomito valore delle genti Friulane vincevano sulle rappresaglie, sul terrore, sulla fame. Nelle giornate radiose dell'insurrezione, i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo per ridonare a vita ed a libertà la loro terra. Duemilaseicento morti, milleseicento feriti, settemila deportati, ventimila perseguiti sentono ancora nello spirito le ansie e i patemi e nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture, testimoniano il cruento e glorioso sacrificio offerto dal popolo, alla madre comune, e dai roghi ardenti dei paesi distrutti si leva al cielo la sacra fiamma dell'amore per l'Italia e per la libertà. Settembre 1943 - Maggio 1945" Bibliografia e approfondimenti:

  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • per ulteriori informazioni sul Comune di Udine è possibile visitare il sito web ufficiale: www.comune.udine.it e il portale UdineCultura.

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