In ritardo rispetto alle altre province padane, a Reggio Emilia il Fascio di Combattimento si costituì nel novembre 1920, anche se le prime, importanti azioni squadristiche furono compiute da reparti provenienti dalla provincia di Modena. Obiettivo delle brutali punizioni furono le organizzazioni del movimento operaio, in particolare quelle di stampo socialista, che nella zona avevano avuto una larga diffusione grazie alla predicazione di Camillo Prampolini. Appena saliti al potere, i fascisti tentarono di privatizzare le cooperative, ma non sempre vi riuscirono e alcune di esse sopravvissero, rinunciando però alla loro caratteristica di organizzazioni democratiche e di classe. Tra il 1930 e il 1939 furono centinaia i reggiani, in larga parte comunisti, arrestati per attività antifascista, e molti di questi furono denunciati al Tribunale Speciale o inviati nelle isole di confino. Buona parte dell'impegno comunista fu finalizzato al mantenimento della struttura clandestina, periodicamente colpita dalla repressione poliziesca, ma anche all'organizzazione di manifestazioni di protesta e alla diffusione della stampa clandestina. Con la caduta del Fascismo il 25 luglio 1943 a Reggio si ebbero imponenti manifestazioni di esultanza: il 26, per esempio, vennero spazzate via tutte le insegne del Regime. Nella notte tra l'8 e il 9 settembre le truppe tedesche occuparono gli edifici pubblici della città, vincendo i deboli tentativi di resistenza da parte di alcuni reparti italiani, abbandonati a se stessi dai comandi superiori e dal governo. Con l'occupazione tedesca ricomparvero anche i fascisti. Il 25 settembre venne ricostituita la federazione del nuovo Partito Fascista Repubblicano, che tra ottobre e novembre estese con difficoltà la propria presenza sul territorio provinciale. Dall'altro lato, le forze antifasciste giunsero a concordare momenti di collaborazione e di azione unitaria: il 28 settembre nella canonica di San Francesco venne costituito il Comitato di Liberazione Nazionale con lo scopo di dirigere la guerra di liberazione ormai inevitabile. Alla presenza di don Lorenzo Spadoni, parteciparono alla riunione Cesare Campioli per il Partito Comunista, Vittorio Pellizzi per il Partito d'Azione, Alberto Simonini e Giacomo Lari per il Partito Socialista, il dottor Pasquale Marconi per la Democrazia Cristiana e don Prospero Simonelli. Le prime azioni in pianura, che costarono la vita ad alcuni dirigenti del fascismo repubblicano, determinarono immediati tentativi di bloccare l'espansione del fenomeno "ribellistico" con il metodo delle rappresaglie. Il 28 dicembre vennero fucilati i sette fratelli Cervi e Quarto Camurri, e il 30 gennaio 1944 venne ucciso don Pasquino Borghi con altri otto patrioti. Dopo questi momenti difficili, e dopo battaglie vittoriose come quella del 15 marzo a Cerrè Sologno, l'attività partigiana raggiunse il suo culmine nell'estate 1944, crescendo di numero e di capacità militari. In montagna aumentarono gli attacchi ai presidi fascisti, mentre in giugno nacque nella valle del Secchia la Repubblica partigiana di Montefiorino, prima zona libera dell'Italia occupata. Dopo il grande rastrellamento di agosto che eliminò la repubblica, i tedeschi e i fascisti non lasciarono nella zona che piccoli presidi, così che, a partire dal settembre successivo, vari comuni della provincia, specialmente in montagna, poterono riprendere un'autogestione democratica del territorio. In pianura, invece, oltre agli assalti ai presidi fascisti, aumentarono gli agguati notturni a colonne tedesche e le eliminazioni di singoli esponenti fascisti. Le azioni continuarono incessanti tra settembre e novembre del 1944, nella fase insurrezionale che coincise con lo sfondamento della Linea Gotica, ma proseguirono anche dopo il Proclama Alexander sulla sospensione dell'avanzata Alleata. Nel novembre-dicembre 1944 caddero in mano ai fascisti quasi tutti i componenti del comando piazza di Reggio Emilia, mentre i membri del CLN provinciale, individuati, furono costretti a rendersi irreperibili. Tra le più gravi rappresaglie compiute sul territorio, oltre a quelle di Cervarolo (24 civili uccisi il 20 marzo 1944) e di Bettola (32 civili uccisi il 24 giugno), sono da ricordare quelle compiute nel dicembre 1944 a Villa Sesso, dove i fascisti passarono per le armi 23 persone, cinque delle quali appartenenti alla famiglia Manfredi. Di notevole interesse anche la collaborazione tra forze partigiane e Alleati che, fin dal maggio 1944, aiutarono i gruppi partigiani con aviolanci. Nel marzo 1945 venne inoltre costituita una formazione denominata "Battaglione Alleato", composta da paracadutisti inglesi, partigiani russi e garibaldini. Dopo la "prova insurrezionale" del 13 aprile 1945, con manifestazioni promosse dal Fronte della Gioventù e dai Gruppi di Difesa della Donna, il 21 aprile le formazioni partigiane della montagna iniziarono ad avvicinarsi alla pianura, dove nei giorni successivi i partigiani dei GAP e delle SAP liberarono tutti i paesi. Il 24 aprile anche Reggio Emilia fu liberata prima dell'arrivo delle truppe alleate. Alla storia della città, poi, sono legate anche le vicende delle Officine Meccaniche Italiane Reggiane, particolarmente importanti nel periodo della Seconda Guerra Mondiale per la produzione di aerei. Qui il 28 luglio 1943 venne aperto il fuoco contro la massa di operai che intendeva uscire dalla fabbrica per manifestare. Inoltre, l'8 gennaio 1944 un bombardamento alleato distrusse quasi totalmente la fabbrica impedendo così ulteriori interventi degli operai reggiani nelle lotte antifasciste: migliaia di lavoratori infatti vennero decentrati fuori provincia o costretti ad adattarsi a lavorare per la tedesca Organizzazione Todt. Per la partecipazione alla lotta di Liberazione e per i sacrifici della sua popolazione, il 1° aprile 1950 la città di Reggio Emilia è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Durante l'occupazione nemica opponeva al tedesco invasore la fiera resistenza dei suoi figli, accorsi in gran numero nelle formazioni partigiane impegnate in dura e sanguinosa lotta. Cinquecento caduti in combattimento, interi comuni distrutti, popolazioni seviziate e sottoposte al più spietato terrore, deportazioni in massa, stragi inumane e crudeli persecuzioni, costituiscono il bilancio tragico, ma luminoso, di un'attività perseverante e coraggiosa iniziata nel settembre 1943 e conclusa con la disfatta delle forze d'occupazione. Memore di nobili secolari tradizioni, riaffermate nell'epopea del Risorgimento, la Città di Reggio Emilia ha saputo degnamente concludere in rinnovato ciclo di lotte per la libertà e per l'indipendenza ed offrire alla Patria generoso tributo di sacrificio e di sangue. Settembre 1943 – Aprile 1945"
Bibliografia e approfondimenti: