I Fasci Italiani di Combattimento furono delle formazioni politiche costituite il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro a Milano, su iniziativa di Benito Mussolini, come continuazione dei Fasci di azione rivoluzionaria fondati dallo stesso Mussolini nel 1915 a sostegno dell'intervento in guerra.
I Fasci italiani di combattimento non raggiunsero un gran numero di adesioni e, almeno per tutto il 1919, l'iscrizione coincise spesso con l'attività di squadrista.
Il programma rivendicava un socialismo nazionalistico, basato sul suffragio universale, integrato dalla rappresentanza diretta dei singoli interessi economici (corporativismo), con la costituzione dei Consigli di categoria. Si sciolsero alla nascita del Partito Nazionale Fascista.
Bibliografia e approfondimenti:
Fondati dopo la Prima Guerra Mondiale da Elisa Majer Rizzioli, i Fasci Femminili nacquero con l’obiettivo di svolgere una funzione propulsiva nella “rivoluzione fascista”: alle donne era affidato un ruolo di combattenti in senso ampio, di “appoggio morale” al Fascismo, di “propaganda spicciola”, di “iniziativa individuale”. Tuttavia, l’azione dei Fasci Femminili non ebbe un grande rilievo, anche perché non trovò appoggio adeguato nello squadrismo, caratterizzato da una cultura politicamente maschile.
Successivamente, con l’organizzazione sistematica della dittatura, il processo di fascistizzazione delle masse (fondato sulla politica demografica) avviò una più definita fissazione del ruolo della donna nella società. I Fasci Femminili si trasformarono in gruppi costituiti da donne italiane di sicura fede fascista e buona condotta morale che avessero compiuto 22 anni di età e alle quali era affidato il compito di fiancheggiare l’opera delle federazioni provinciali del PNF, principalmente con l’attuazione di opere assistenziali.
Bibliografia e approfondimenti:
Fasci Italiani di Combattimento – Per saperne di più…Approfondimenti al femminile