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Modena (MO)

Provincia emiliana comprendente 47 comuni, negli anni della Seconda Guerra Mondiale Modena si caratterizzò per una Resistenza dai tratti originali. Già negli anni del Regime il territorio provinciale era stato percorso da diverse forme di opposizione al fascismo: il movimento operaio (anarchici e socialisti) si sviluppò prevalentemente nella "bassa" e nella immediata periferia del capoluogo, mentre il movimento cattolico ebbe i suoi centri più attivi nella pedemontana e in collina. Particolarmente significative furono le manifestazioni di massa, organizzate sfruttando le strutture legali dei sindacati fascisti, dell'aprile-maggio 1929 a Soliera e del 1930 a Panzano, Cortile e Carpi, e la "marcia" di oltre mille braccianti delle bonifiche e disoccupati su Carpi il 25 febbraio 1931. Una silenziosa ma non meno combattiva manifestazione ebbe luogo a Novi il 23 gennaio 1933: centinaia di cittadini parteciparono ai funerali dell'ex consigliere comunale socialista Guglielmo Malavasi, detenuto in carcere. Scioperi e manifestazioni non mancarono neanche dopo il 1940 nelle industrie di Sassuolo e di Carpi. La presenza a Modena di reparti tedeschi sin dal 4 agosto 1943 rese difficile il passaggio a una gestione dell'ordine pubblico e con l'annuncio dell'Armistizio (8 settembre 1943) ebbero inizio i due lunghi anni di occupazione nazista. In città, il 25 settembre del '43, i tedeschi installarono il Comando del presidio militare tedesco (Platzkommandatur I) presso il palazzo dell'Accademia militare, dove dal 12 dicembre dello stesso anno trovò sede anche il Comando militare provinciale dell'Esercito Italiano. Sempre in questo palazzo, nell'autunno del 1944, fu stabilito l'Ufficio Politico Investigativo (UPI): nelle sale collocate nel sottotetto, denominate "quota pipistrello", erano poste le celle in cui venivano torturati partigiani e civili arrestati. Raccontare il biennio 1943-1945 per Modena e la sua provincia significa prendere in considerazione tante storie che, nel loro insieme, hanno fatto di questo territorio un modello per rappresentare la complessità di quel periodo della storia italiana in cui si intrecciarono gli eventi della Resistenza armata (la Repubblica Partigiana di Montefiorino) e civile (gli scioperi degli operai, l'opera di assistenza e solidarietà nei confronti dei militari sbandati e degli ebrei, come il caso dei 73 ragazzi ebrei nascosti a Villa Emma a Nonantola), le conseguenze dell'occupazione tedesca (il campo di transito di Fossoli di Carpi, l'eccidio del 18 marzo 1944 di Monchio, Costrignano e Susano con 136 vittime) e gli episodi della Campagna d'Italia Alleata (la liberazione di alcuni comuni della montagna ad opera della Força Expedicionària Brasileira, la collaborazione della Divisione Garibaldi "Armando" e della Brigata Costrignano con la V Armata Americana). Ma se ci si limita alla Resistenza in città, anche in questo caso le storie da raccontare sono tante, a cominciare da uno degli aspetti meno noti, ovvero l'aiuto agli ex prigionieri alleati dato dalle organizzazioni antifasciste e da numerosi religiosi: una discreta rete clandestina che permise di nascondere in luoghi sicuri e per lunghi periodi queste persone facilmente individuabili che parlavano un'altra lingua e, successivamente, creare le condizioni per cui potessero attraversare il fronte o raggiungere la Svizzera. Arturo Anderlini, militante del Partito d'Azione e proprietario di un negozio di ottica nel centro cittadino, promosse la costituzione di una commissione composta da rappresentanti dei diversi partiti antifascisti, il cui compito era di occuparsi della collocazione degli ex prigionieri alleati. Denunciato da un medico chiamato per curare un ex prigioniero ferito, fu arrestato e condannato a morte assieme ad Alfonso Paltrinieri, agiato agricoltore della Bassa Modenese. L'esecuzione avvenne il 22 febbraio 1944 presso il poligono di tiro del quartiere Sacca. L'uccisione di Anderlini e Paltrinieri ebbe vastissima eco in città e contribuì a rendere evidente la necessità di passare a forme di resistenza armata. Ma Modena assistette anche ad altri episodi di violenza nazifascista: la prima fu l'uccisione di venti cittadini avvenuta il 30 luglio 1944 come rappresaglia per il sabotaggio di un mezzo militare che aveva causato il ferimento di un soldato tedesco; poi fu la volta della fucilazione – avvenuta il 30 novembre 1944 – di tre antifascisti in Piazza Grande. Si trattava di Alfonso Piazza, sottufficiale dell'aeronautica che dopo l'8 settembre 1943 aveva aderito alla Resistenza, Emilio Po, artificiere della Brigata "Tabacchi", e Giacomo Ulivi, studente parmense più volte arrestato per attività antifascista. Entrambe le rappresaglie ebbero lo scopo di rendere ben evidente la sorte di chi svolgeva attività partigiana e, contemporaneamente, chi vi collaborava. Infine, anche Modena come altre città subì numerose incursioni aeree, che provocarono complessivamente 368 morti e 879 feriti. Tre furono i bombardamenti più disastrosi: quello del 14 febbraio 1944, che colpì la zona della stazione e i quartieri industriali; quello del 13 maggio 1944, che colpì per errore il centro storico; quello del 22 giugno 1944, che colpì nuovamente la stazione e le fabbriche, causando però meno danni dei precedenti poiché nel frattempo la zona era stata sfollata. La liberazione di Modena arrivò il 22 aprile 1945 quando i partigiani di Nonantola e Castelfranco Emilia (Brigata "Walter Tabacchi"), insieme alla Brigata "Allegretti", la Brigata "Mario" e la Brigata "Ivan", confluirono in città e avviarono numerosi combattimenti che durarono per tutta la giornata. Intanto, il Comitato di Liberazione Nazionale della provincia, riunitosi nella propria sede, nominò sindaco il comunista Alfeo Corassori. Gradualmente i partigiani delle diverse brigate occuparono tutti i luoghi strategici della città e riuscirono a liberarla prima dell'arrivo degli Alleati. L'imponenza assunta dalla guerra partigiana nel Modenese può essere espressa dai seguenti dati: nel suo insieme la provincia ha avuto 19.318 partigiani riconosciuti dei quali 1.232 caduti. Complessivamente hanno operato nella provincia 32 brigate Garibaldi, una brigata Matteotti, una brigata Giustizia e Libertà e due brigate autonome (cattoliche). Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, il 29 marzo 1947 Modena è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per la Guerra di Liberazione con la seguente motivazione: "Città partigiana, cuore di provincia partigiana, al cocente dolore e all'umiliazione della tirannide, reagiva prontamente rinnovando le superbe e fiere tradizioni e la fede incrollabile, ardente, nei destini della Patria. Alla barbarie e alla ferocia nazifascista che tentava di conculcare l'orgoglio e domare il valore delle sue genti con vessazioni atroci, capestro e distruzioni, opponeva la tenacia invincibile dell'amore a libere istituzioni. In venti mesi di titanica lotta pro fondeva il sangue generoso dei suoi eroici partigiani e dei cittadini d'ogni lembo della provincia in sublime gara e si ergeva dal servaggio quale faro splendente della redenzione d'Italia, infrangendo per sempre la tracotanza nemica. - Settembre 1943 - aprile 1945" Bibliografia e approfondimenti:

  • Luciano Casali, Storia della Resistenza a Modena. I.Il rifiuto del Fascismo, Anpi Modena 1980;
  • Massimo Storchi, Uscire dalla guerra. Ordine pubblico e forze politiche. Modena 1945-1946, FrancoAngeli, Milano 1995;
  • Roberta Pinelli, Parole ribelli. I volantini della Resistenza modenese, Edizione NuovaGrafica, Modena 1995;
  • Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, FrancoAngeli Editore, Milano 1998;
  • Enzo Collotti, Frediano Sessi, Renato Sandri (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Comune di Modena e Istituto Storico di Modena, 1943-1945. Luoghi e itinerari di memoria. Modena nel secondo conflitto mondiale. Guerra, vita quotidiana, Resistenza, a cura di Fausto Ciuffi e Claudio Silingardi, 2002;
  • Emilia Romagna. Itinerari nei luoghi della memoria 1943-1945, Touring Club Italiano, Milano 2005;
  • Claudio Silingardi, Metella Montanari, Storia e memoria della Resistenza modenese. 1940-1999, Ediesse, Roma 2006.

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