Dopo l'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943 le forze militari italiane in Italia e nei Balcani non furono in grado di tenere testa ai tedeschi. Il loro collasso fu quasi immediato e senza combattimenti e fu determinato, da un lato, dalla mancanza di direttive precise, di ordini superiori che aiutassero a gestire la situazione di crisi; dall'altro, dall'incapacità dei comandanti italiani di reagire al disorientamento.
Dei circa 3.500.000 uomini - di cui almeno mezzo milione di reclute appena chiamate alle armi - che componevano l'esercito dell'Italia fascista nella primavera 1943, ai quali si aggiungevano 150.000 ufficiali, i tedeschi ne disarmarono forse un milione, incamerandone direttamente una quota e deportandone il resto.
Degli altri militari italiani, chi poté scappò. Erano i cosiddetti "sbandati": soldati fuggiti dal fronte per tornare a casa o nascondersi con il generoso aiuto della popolazione locale. Molti di loro si rifugiarono anche in montagna e diedero origine ad alcune delle prime bande partigiane. Solo una piccola parte di "sbandati" fu recuperata dall'Esercito e, nel corso dei mesi, riportata ai reparti.
Bibliografia e approfondimenti: