Comune della Liguria, capoluogo di provincia e della regione, Genova sorge nel punto più interno dell'arco litoraneo ligure a ridosso dell'Appennino. La città si allunga sulla costa da Voltri a Nervi per circa 30 chilometri, raggiungendo una profondità considerevole solo nella parte centrale: questo fa sì che l'agglomerato urbano assuma la caratteristica forma a fuso. Importante porto d'Italia e polo industriale del Nord, Genova è anche un affermato centro turistico, culturale, scientifico, musicale e universitario. Nel suo centro storico, numerosi palazzi, nel loro complesso denominati Palazzi dei Rolli, sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. La conformazione geografica e la presenza del porto hanno segnato profondamente, fin dall'antichità, la storia di Genova che, per le caratteristiche del territorio, è stata sempre legata alla marineria e al commercio. Anche dopo l'incorporazione nel Regno d'Italia (1861), la città riuscì a potenziare la sua naturale funzione economica, attraverso un rapido progresso industriale e commerciale. Nel corso dei primi decenni del '900, infatti, si insediarono importanti industrie belliche quali la San Giorgio, la Siac, la Piaggio e l'Ansaldo, mentre le infrastrutture portuali ospitavano numerose unità della Regia Marina. Insieme a Torino e a Milano, Genova divenne una delle tre città simbolo del triangolo industriale italiano. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, proprio per questa sua posizione di rilevanza strategica, Genova subì numerosi attacchi aerei ed aeronavali. Il primo bombardamento del capoluogo ligure avvenne nella notte tra l'11 e il 12 giugno 1940, quando due aerei dell'aviazione britannica colpirono alcuni edifici cittadini, senza però causare vittime. Un secondo attacco fu portato da unità della Marina francese il 14 giugno dello stesso anno, come risposta all'invasione italiana nella Francia meridionale. La Regia Marina, sottovalutando le forze francesi, non riuscì a rispondere efficacemente agli attacchi degli incrociatori Algérie e Foch, salpati da Tolone. Genova fu nuovamente colpita il 3 settembre e il 19 dicembre, questa volta da attacchi inglesi. Le incursioni proseguirono per tutto il corso del conflitto: - febbraio 1941, le corazzate inglesi Renown e Malaya e l'incrociatore Sheffield, insieme a sette cacciatorpediniere partite da Gibilterra, sferrarono un pesante attacco navale prendendo di mira la zona industriale. Ancora una volta la difesa italiana si dimostrò inadeguata ad intercettare e contrastare gli attacchi nemici; - autunno-inverno 1942, la Royal Air Force effettuò una ondata di bombardamenti, sperimentando una nuova tecnica di incursione aerea che concentrava l'azione in un tempo e in uno spazio ridotto per aumentarne gli effetti devastanti; - 8 agosto 1943, nuovo attacco aereo alleato che provocò 100 vittime. 13.000 furono invece i civili rimasti senza casa; - giugno-luglio-agosto 1944, attacchi aerei con frequenza pressoché quotidiana; - gennaio-aprile 1945, 25 bombardamenti nell'ultimo periodo di guerra. Dopo l'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943, e in seguito alle previsioni del maggio 1943 di un possibile sbarco alleato in Sardegna, il golfo di Genova e il territorio ligure assunsero una rilevanza strategica e così le quattro divisioni di fanteria germaniche dislocate nell'area tra Liguria e Piemonte approfittarono delle incertezze, della mancanza di direttive sicure, dello sbandamento delle truppe italiane e procedettero all'occupazione del territorio, dove la Wehrmacht fissò un comando denominato MK 1007. Anche i campi di concentramento per prigionieri alleati situati nella regione, in particolare nelle vicinanze di Genova (a Mignanego e a Calvari), furono consegnati ai tedeschi senza resistenza. La dissoluzione delle forze armate italiane, la debolezza e il sostanziale insuccesso dell'iniziativa repubblichina per la loro riorganizzazione, la dispersione di un gran numero di armi e munizioni nel momento del tracollo crearono le condizioni per l'avvio della guerriglia in tutto il territorio. Già il 9 settembre 1943 i partiti antifascisti costituirono un Comitato di Liberazione a carattere ragionale (CLN ligure) che riuscì a superare il carattere spontaneo delle prime forme di resistenza antitedesca e ad organizzare la lotta partigiana. In città si formarono gruppi di gappisti, mentre nell'area appenninica tra Genova e Piacenza, in quella che venne denominata VI Zona ligure, si consolidò la 3^ Divisione "Liguria", comunemente chiamata Divisione "Cichero", che verso la fine dell'agosto 1944 arrivò a raggruppare circa 9.000 partigiani. Agitazioni operaie si verificarono per tutto il periodo dell'occupazione tedesca: questo fattore provocò - fin dall'inverno tra il 1943 e il 1944 - il fallimento del progetto nazista di pacificazione e di controllo sociale dell'area industriale ligure, decisivo ai fini dello sfruttamento integrale delle risorse produttive della regione. Nell'aprile 1945 l'insubordinazione degli operai si saldò con le manifestazioni pre-insurrezionali. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile i partigiani sappisti occuparono le stazioni ferroviarie e presidiarono gli impianti industriali. La zona di levante e il centro cittadino furono teatro di durissimi scontri tra tedeschi e partigiani, questi ultimi aiutati anche dai civili. Il 25 aprile, sebbene le truppe germaniche disponessero ancora di postazioni di artiglieria situate nelle alture vicine alla città, il generale tedesco Gunter Meinhold accettò la resa e firmò il testo alla presenza di Remo Scappini, in rappresentanza del CLN, a Villa Migone. La capitolazione rappresentò un caso unico, nel quadro europeo della lotta al nazifascismo, in cui un intero corpo d'armata tedesco si era arreso direttamente alle formazioni della Resistenza. Nel testo si convenne infatti che: "Tutte le Forze Armate Germaniche di terra e di mare alle dipendenze del sig. Generale Meinhold si arrendono alle Forze Armate del Corpo Volontari della Libertà alle dipendenze del Comando Militare per la Liguria". Tuttavia i combattimenti continuarono poiché il capitano Berninghaus, comandante dei reparti di marina, rifiutò di ottemperare all'ordine di Meinhold e iniziò la resistenza nell'area del porto. Le truppe alleate entrarono in città il 27 aprile in una Genova già liberata. I combattimenti nella zona del porto si erano conclusi la sera del giorno precedente. L'insurrezione di Genova costò 300 morti e oltre 3.000 feriti. Per i sacrifici della sua popolazione e per la partecipazione all'attività partigiana, nell'agosto del 1947 Genova è stata decorata con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Bibliografia e approfondimenti: