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Paluzza (UD)

Comune friulano in provincia di Udine, Paluzza sorge in Val Bût, di cui costituisce il principale centro, nella regione montana della Carnia. La frazione più importante del Comune è Timau, che rappresenta l'ultimo paese prima del confine con l'Austria ed anche un'isola linguistica germanica in cui la popolazione parla un dialetto tedesco di tipo carinziano. A Paluzza si trova l'unica caserma italiana intitolata ad una donna: Maria Plozner Mentil. Maria Plozner era una delle portatrici carniche, quelle eroiche donne che, nel corso della Prima Guerra Mondiale, tenevano i collegamenti con le trincee, portando di nascosto ai soldati viveri, ma anche munizioni. Uccisa mentre trasportava armi in prima linea, è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943, il Friuli, Trieste e l'Istria andarono a costituire la Zona di Operazioni del Litorale Adriatico (OZAK - Operationszone Adriatisches Küstenland), sotto il diretto controllo dei nazisti. Tuttavia ciò non impedì che in paesi come Paluzza si sviluppasse un forte movimento partigiano di lotta ai tedeschi. La Resistenza ebbe anche modo di ottenere significative affermazioni, come la costituzione, nell'estate del 1944, di due zone libere, quella del Friuli Orientale e quella della Carnia. Purtroppo non mancarono le rappresaglie e le violenze perpetrate dai nazifascisti contro la popolazione locale: il 21 luglio 1944 una "controbanda" di SS, travestita da partigiani, dopo aver ucciso nei giorni precedenti alcuni pastori nelle malghe di Lanza e di Cordin, sopra Paularo, si presentò nella malga di Pramosio, sopra Paluzza. Fattisi passare per partigiani garibaldini, questi uomini vennero accolti ricevendo ristoro e cibo; ricambiarono l'ospitalità trucidando i pastori e gli altri civili presenti, in tutti sedici persone. Di lì a poco, scendendo a valle, uccisero tutte le persone che incontrarono nel loro tragitto: due donne, orrendamente seviziate, e due operai. Il giorno successivo, provenendo da Tolmezzo, una colonna di SS italiane e tedesche piombò su Paluzza, si riunì con i falsi garibaldini dell'eccidio di Malga Pramosio e tutti insieme infierirono ferocemente e lungamente contro la popolazione, rubando, percuotendo a sangue e prelevando uomini e beni. La colonna scese poi verso Tolmezzo. Al ponte di Sutrio e lungo la valle del Bût avvenne l'ultima fase della tragedia: raggruppati i civili che avevano preso in ostaggio a Paluzza, li finirono a pugnalate e con colpi di pistola alla nuca, insieme ad altri partigiani civili di Sutrio e della vallata. Queste azioni combinate ebbero il tragico bilancio di 52 vittime tra i partigiani e la popolazione civile. Alla fine dell'estate 1944, per riprendere il controllo sul territorio e garantirsi la sicurezza di transito sulle principali vie di comunicazione, le autorità militari naziste decisero di affidare la lotta al movimento partigiano a unità collaborazioniste che avrebbero avuto il compito di occupare stabilmente i centri abitati e mantenervi un saldo presidio. Nell'Alto Friuli e nella Carnia per questo ruolo furono designati i cosacchi e i caucasici e proprio il paese di Paluzza divenne la sede del comando delle truppe cosacche dall'ottobre 1944 al maggio 1945, nel periodo del Kosakenland in Nord Italien, ovvero la terra che era stata affidata a questi uomini in cambio di azioni di repressione antipartigiana.

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