Antica capitale dell'Impero Romano d'Occidente, Ravenna è una meta di primo piano nel panorama turistico internazionale. Il suo territorio è caratterizzato da percorsi prestigiosi nei quali i monumenti bizantini, gli splendidi mosaici e i siti archeologici si intrecciano con le tracce della Seconda Guerra Mondiale. All'epoca del conflitto il Ravennate presentava un'economia fondata sull'agricoltura e, in parte, sul rapporto con il vicino mare Adriatico grazie alla presenza del porto. Storica zona di braccianti e cooperatori, Ravenna era pervasa da un profondo spirito democratico e, nonostante fosse stata duramente colpita nel 1923 dallo squadrismo fascista, la radicata tradizione socialista e repubblicana non venne meno neppure durante gli anni del regime. Dopo l'8 settembre 1943 la città fu al centro dell'attività di formazioni partigiane. Trovandosi direttamente sulla Linea Gotica, fu durante il passaggio del fronte che Ravenna visse uno dei periodi più drammatici della sua storia: il territorio, infatti, fu sottoposto a pesanti bombardamenti alleati e vide una consistente attività antifascista. Tenace e spietata fu la difesa tedesca, sia nel presidiare città e campagne, sia nel controllo della costa. La battaglia di Ravenna divampò tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1944. In posizione difensiva erano attestate le truppe della Wehrmacht e un reparto di SS, mentre l'offensiva fu portata avanti dell'VIII Armata britannica e dalla 28^ Brigata GAP "Mario Gordini". Nonostante la sosta invernale degli Alleati, Ravenna fu liberata il 4 dicembre 1944 dai Canadesi, dal Commando inglese della Porter Force e dagli uomini della 28^ Brigata partigiana Garibaldi. Il 4 febbraio 1945 in piazza Garibaldi si svolse la parata militare per celebrare la Liberazione. Il Generale McCreery, comandante dell'VIII Armata britannica, passò in rassegna la 28^ Brigata Garibaldi e insignì della Medaglia d'Oro al Valor Militare Arrigo Boldrini, il comandante "Bulow", partigiano simbolo della Resistenza ravennate, che grazie alle sue spiccate capacità militari riuscì a convincere gli Alleati a seguire i suoi piani nella battaglia finale per la liberazione di Ravenna. L'onorificenza a lui assegnata fu un riconoscimento a tutto il movimento partigiano ravennate, i cui uomini continuarono a combattere insieme agli Alleati e al fianco dei militari italiani della Divisione "Cremona" nell'ultima fase della guerra in Romagna: la battaglia del Senio e delle valli. Ma il biennio 1943-1945 fu anche segnato tragicamente da stragi ed eccidi nazifascisti. Il 18 agosto un fascista soprannominato "Cativeria" venne ucciso al Ponte degli Allocchi, che un tempo sorgeva dove oggi si trova il monumento intitolato Ponte dei Martiri alla Resistenza. Per rappresaglia scattò un rastrellamento: i comandi militari decisero di dare un segnale esemplare per seminare terrore tra la popolazione, come stava avvenendo in tutta la Romagna. La mattina del 25 agosto 1944 un plotone sterminò dodici persone nelle vicinanze del ponte degli Allocchi: dieci vennero fucilate e due, Umberto Ricci e Natalina Vacchi, furono impiccate. Altra strage fu quella di Madonna dell'Albero, una borgata di campagna situata in una zona al di sotto degli argini dei corsi d'acqua, che nel mese di novembre del 1944 divenne una sorta di terra di nessuno in balia delle razzie tedesche. Il 17 novembre il parroco don Mario Turci, sorpreso dai tedeschi mentre segnalava la posizione di un campo minato, fu fermato, bastonato, portato via e il suo corpo mai più trovato. Il 27 novembre un commando formato da alcuni tedeschi scatenò l'inferno con irruzioni nelle case dove uccise i componenti di quattro famiglie. Raggiunse poi il Borghetto, un nucleo costituito da case popolari e un capanno, e qui completò la mattanza. I componenti di altre quattro famiglie furono chiusi nel capanno di canne palustri e uccisi a colpi di mitraglia. Solo una persona si salvò perché, cadendo in una botte interrata, non fu colpita e rimase nascosta dai corpi dei morti e dei feriti che, prima della partenza, i tedeschi freddarono uno a uno. Complessivamente furono 56 le persone trucidate a Madonna dell'Albero. In considerazione del contributo dato dalle popolazioni di Ravenna alla Liberazione, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, con Decreto del 19 maggio 1950, reso esecutivo il 5 agosto 1951, concesse al Gonfalone di Ravenna la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Antica e fiera città, onusta di storia gloriosa, alla liberazione d'Italia dalla invasione tedesca diede entusiasta, sanguinoso e valoroso contributo. Bombardamenti e rappresaglie sconvolsero la vecchia Capitale e la sua provincia; ricordate per efferatezza le stragi di Piangipane, di S.Pancrazio-Ragone e di Villa dell'Albero. Centinaia di partigiani di molte formazioni caddero nella lotta e, particolarmente, per la liberazione di Porto Corsini, di S. Alberto e delle zone vallive a nord della Città. Sei mesi permase il fronte di guerra nel territorio dei Comune ed i cittadini diedero mirabile esempio nel sostenere i combattenti delle Forze regolari. La Brigata partigiana ravennate «Mario Gordini», decorata della medaglia d'Argento al valor militare, si impose per il suo contegno allo ammirato apprezzamento dei comandi alleati e continuò a combattere valorosamente al fianco ed alle dipendenze dei Gruppo di combattimento «Cremona» sino al termine vittorioso della guerra. Memore delle lotte per l'Unità e per l'indipendenza e delle glorie garibaldine, la città di Ravenna scrisse nella storia del nuovo Risorgimento italiano pagine mirabili e da ricordare ad esempio per le future generazioni. Ravenna, settembre 1943 - aprile 1945"
Bibliografia e approfondimenti: