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Cesena (FC)

Sebbene luogo natio di Benito Mussolini, la provincia di Forlì-Cesena non vide un'immediata diffusione del Fascismo sul suo territorio: alle elezioni del 1924, infatti, i fascisti nel capoluogo presero meno voti degli altri partiti e a Cesena furono addirittura superati dalla lista repubblicana. Questa opposizione dei partiti contrari al regime trovò poi ampio seguito negli anni successivi. La Seconda Guerra Mondiale, con la Linea Gotica approntata dai tedeschi sul crinale appenninico a pochi chilometri dalla città, segnò profondamente la vita di Cesena. Dopo l'annuncio dell'Armistizio, i primi reparti germanici entrarono in città a partire dal 13 settembre 1943 mentre nella zona di Santa Sofia e Pieve di Rivoschio si formarono numerosi gruppi armati. Si trattava sia di bande spontanee, soprattutto di autodifesa nell'alto Appennino; sia di reparti organizzati dal Partito Comunista, il nucleo della Brigata Garibaldi "Romagna" con giovani provenienti anche dalla provincia di Ravenna. L'ottobre 1943 fu caratterizzato dal consolidamento delle postazioni partigiane sull'Appennino e dall'inizio della lotta contro i nazifascisti. Intanto in campagna si formarono anche i primi GAP, poi riuniti nella 29^ Brigata GAP "Gastone Sozzi", sotto la guida del Partito Comunista. Dal dicembre successivo esplose la lotta armata anche in città. Ma la storia di Cesena negli anni della guerra di Liberazione è segnata soprattutto dai numerosi episodi succedutisi nella prima metà del 1944. Al febbraio 1944, infatti, risalgono l'assalto partigiano alla Rocca Malatestiana e lo sciopero all'interno delle industrie cesenati. Il 9 febbraio un gruppo di partigiani fece irruzione nella fortezza e liberò un prigioniero. La Rocca, infatti, già carcere per antifascisti nel corso del Ventennio, durante i mesi dell'occupazione tedesca divenne luogo di segregazione, di tortura e di morte per i partigiani e sospetti di antifascismo. Il 18 febbraio, invece, fu la volta della protesta degli operai che proclamarono uno sciopero dopo che le autorità fasciste, come reazione ad un attentato al segretario del fascio cesenate e all'assalto partigiano alle carceri cittadine, avevano diramato il divieto di circolare in bicicletta ed eseguito una serie di arresti. Vani furono i tentativi da parte del segretario del fascio Guido Garaffoni di placare l'insubordinazione, portata avanti soprattutto dalle donne. Il mese di aprile fu un periodo tragico di rastrellamenti in montagna e nelle frazioni di campagna cesenati. Il 13 maggio, invece, avvenne il primo bombardamento aereo sulla città: gli Alleati, provenienti da sud-est, iniziarono l'attacco a partire dalla località Ponte. Questa incursione causò morti e feriti, e diede il via all'esodo forzato degli abitanti verso le colline. Alla fine di agosto ebbe inizio l'attacco dell'8^ Armata Britannica contro la Linea Gotica, il cui sfondamento sulla costa adriatica, avvenuto nel settembre 1944, determinò che la Romagna, insieme al crinale appenninico che separa la Pianura Padana dal centro Italia, diventasse il principale teatro di guerra sul fronte italiano. Nel territorio cesenate l'8^ Armata Britannica, composta da formazioni militari dei paesi del Commonwealth e da altre forze come il II Corpo d'Armata Polacco, la Brigata ebraica e i soldati del Corpo Italiano di Liberazione, operò l'offensiva su due direttrici: in pianura i soldati inglesi puntavano agli obiettivi posti lungo il corso della via Emilia, mentre nell'alta valle del Savio partì l'Operazione Appennini che vide i polacchi impegnati in un'azione di pressione sulla parte montana e collinare del territorio. Consistente fu anche la presenza partigiana, che nel Cesenate vide l'azione dell'8^ Brigata Garibaldi "Romagna", della 29^ Brigata GAP "Gastone Sozzi" e del gruppo "Mazzini" (formazione sorta nel marzo 1944 per volontà di alcuni militari, forte di un centinaio di componenti e attiva nelle colline della valle del Savio e del Marecchia). In posizione di difesa c'era l'esercito tedesco con le truppe del 51° Corpo d'armata di montagna nell'Alto Appennino e con il 76° Corpo d'armata corazzato nella media collina e in pianura. Più difficile da individuare la consistenza militare fascista. La forza di maggior rilievo numerico era rappresentata dalla Guardia Nazionale Repubblicana, alla quale si affiancarono Brigate Nere, reparti autonomi e la Guardia nazionale del lavoro. Il 20 ottobre 1944 l'esercito alleato entrò a Cesena liberando la città dall'occupazione nazifascista. La difesa tedesca era stata fiaccata dall'azione dell'8^ Armata Britannica e dalla logorante guerriglia messa in atto in città, in campagna e in collina dalle forze partigiane. I primi a entrare, da Porta Santi, furono i mezzi del 10° Ussari accompagnati dai gappisti della 29^ Brigata "Gastone Sozzi" e della brigata "Mazzini". Ultimo atto dell'occupazione tedesca fu la distruzione del Ponte Vecchio, struttura settecentesca progettata per contrastare la piena del fiume Savio e poco fuori dal centro di Cesena: i nazisti in fuga lo minarono nell'ottobre del 1944 facendone saltare l'arcata centrale. Un ponteggio Bailey che collegava i due tronconi ripristinò temporaneamente l'antica viabilità sul fiume fino alla ricostruzione nel 1946. La prima giunta di Cesena liberata fu costituita il 26 ottobre 1944: sindaco della città venne nominato Sigfrido Sozzi che guidò un gruppo formato da esponenti di tutti i partiti componenti il fronte antifascista. Per il grande contributo di uomini dato da Cesena alla lotta di Liberazione, la città è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: "Fedele ad antiche e gloriose tradizioni patriottiche e democratiche, la Città di Cesena sin dall'Armistizio dell'8 settembre 1943 fu centro di decisa reazione di lotta contro l'oppressione tedesca e fascista. Esprimendo e sostenendo coraggiosamente agguerrite forze partigiane, la cui organizzazione ebbe inizio con la costituzione della prima base volontaria a Pieve di Rivoschio e nella circostante zona collinare, durante quattordici mesi di duro impegno operativo, i cesenati contribuirono validamente ad imporre un consistente logoramento alle forze nemiche ed a danneggiare mezzi ed apprestamenti. Zona di Cesena, 8 settembre 1973". Ma le vicende di Cesena non si possono dire concluse con la liberazione del territorio. Nella primavera del 1945, come reazione alle numerose violenze compiute dagli uomini della Repubblica Sociale, avvenne una resa dei conti. Alcuni fascisti catturati al nord e ritenuti colpevoli delle torture e delle fucilazioni a danno di partigiani e renitenti alla leva furono riportati a Cesena e incarcerati nella Rocca. Per evitare incidenti, il trasferimento avvenne di notte. Ma quando la notizia si sparse in città, la folla si radunò di fronte al commissariato per chiedere giustizia. La tensione divenne tale che fece precipitare gli eventi. Il 5 maggio, durante un'irruzione all'interno del carcere rimasta avvolta nel mistero, 17 detenuti furono uccisi.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Roberta Mira, Simona Salustri, Partigiani, popolazione e guerra sull’Appennino. L’8^ brigata Garibaldi Romagna, Società editrice Il Ponte vecchio, Cesena 2011;
  • Angelo Varni, Biagio Dradi Maraldi (a cura di), Storia di Cesena, 4 voll., Bruno Ghigi Editore, Rimini 1982-1987;
  • Massimo Lodovici (a cura di), Fascismi in Emilia-Romagna, Società editrice Il Ponte vecchio, Cesena 1998;
  • Patrizia Dogliani (a cura di), Romagna tra fascismo e antifascismo. 1919-1945 Il Forlivese-Cesenate e il Riminese, CLUEB, Bologna 2006;
  • Vladimiro Flamigni, Massimo Lodovici (a cura), 1943-1944 Vita quotidiana "…Par cla stré". Immagini, testimonianze, documenti sulla "quotidianità" romagnola nei quattordici mesi del passaggio verso la libertà, Istituto per la Storia della Resistenza e l’Età contemporanea di Forlì-Cesena, Forlì 1994;
  • Andrea Daltri (a cura), Cesena e Forlì dalla guerra alla ricostruzione, Società editrice Il Ponte Vecchio, Cesena 1996;
  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., Giulio Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Guerra, guerriglie e comunità contadine in Emilia-Romagna. 1943-1945, RS Libri, Reggio-Emilia 1999;
  • Emilia Romagna. Itinerari nei luoghi della memoria 1943-1945, Touring Club Italiano, Milano 2005;
  • Vladimiro Flamigni, Massimo Lodovici, Mario Proli (a cura di), Luoghi e memorie: guida per riconoscere segni e testimonianze della Resistenza e della lotta di Liberazione nel forlivese e nel cesenate, Forlì-Cesena, Comune di Cesena, Comune di Forlì, Provincia di Forlì-Cesena, 2007.

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