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Sondrio (SO)

Capoluogo della provincia omonima all'estremità settentrionale della Lombardia, Sondrio sorge nella media Valtellina, alla confluenza del torrente Mallero con l'Adda, alle porte della Valmalenco, sotto il massiccio della Corna Mara. La città è il centro principale della zona. Analogamente ad altre zone montuose in prossimità del confine svizzero, subito dopo l'8 settembre 1943 le vallate della provincia di Sondrio, la Valtellina e la Valchiavenna, divennero rifugio spontaneo di numerosi ex militari sbandati e giovani renitenti: gruppi inattivi che, mancando di esperienze di guerriglia, di sostegni organizzativi e di supporti logistici non riuscirono a sopravvivere ai primi rastrellamenti e alle difficoltà invernali. Le chiamate alla leva repubblichina del Bando Graziani e gli scioperi di marzo fecero sì che nella primavera 1944 un nuovo flusso di volontari andasse a rinforzare i nuclei partigiani presenti sul territorio. Tuttavia, data la particolare importanza strategica per l'esistenza di numerose centrali idroelettriche e la necessità di controllare le statali comunicanti con la Svizzera, i nazifascisti effettuarono cicliche e pesanti operazioni di rastrellamento, condotte con ingenti forze ed estrema violenza, che non riuscirono tuttavia a sradicare del tutto il movimento partigiano. Nella bassa valle operarono i distaccamenti garibaldini della 40^ Brigata Garibaldi "Matteotti" (in Valtellina), della 55^ Brigata Garibaldi "Fratelli Rosselli" (in Valchiavenna) e della 90^ Brigata Garibaldi "Zampiero" (nell'alto Lago di Como). Nell'alta valle si affermò, invece, la presenza maggioritaria delle quattro brigate "Sondrio", "Stelvio", "Mortirolo" e "Gufi", riunite nella 1^ Divisione alpina, di nome inquadrata nelle formazioni Giustizia e Libertà, ma di fatto filo monarchica, comandata da ex ufficiali dei carabinieri e del Servizio informazioni militari, e finanziata dalla società Edison. Queste brigate, oltre all'attività contro le vie di comunicazione, avevano il compito di occupare e difendere gli impianti idroelettrici e vanificare i propositi nazifascisti di resistenza sulla linea fortificata posta a difesa della strada per il Brennero. Con il progredire dell'avanzata angloamericana sul fronte italiano l'intera zona divenne importante dal punto di vista strategico e per questo, nell'inverno 1944-1945, oggetto di una nuova ondata di rastrellamenti effettuati al fine di bonificare le valli dalla presenza partigiana. La riorganizzazione delle forze garibaldine potrà avviarsi solo nel febbraio 1945 facendo perno, nella Media Valtellina, su circa duecento uomini rimasti alla 40^ e 90^ brigata. Il 6 aprile, in uno degli ultimi disperati rastrellamenti, i fascisti incendiarono due frazioni di Sondrio, Sassella e Triasse, e fucilarono tre giovani. Iniziate le operazioni insurrezionali, grazie anche all'apporto degli Alleati, tutta la provincia venne liberata tra il 26 e il 29 aprile. I tedeschi evacuarono la città di Sondrio il 28, mentre i distaccamenti della Brigata "Sondrio" cominciavano a farvi il loro ingresso. Al movimento partigiano della zona sono stati ufficialmente riconosciuti 696 partigiani combattenti e 117 caduti. Bibliografia e approfondimenti:

  • Enzo Collotti, Frediano Sessi, Renato Sandri (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale del Comune di Sondrio.

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