Rachele Brenna nasce a Sondrio. Fin da piccola è accanto al padre che, nonostante la cecità e l’invalidità causate dalla Grande Guerra, non si risparmia nei suoi contatti con gli antifascisti e nel dare aiuto alle famiglie dei confinati e perseguitati dal regime. Sono questi incontri clandestini a formare ed educare la giovane Rachele che, all’indomani dell’8 settembre 1943, diventa la staffetta partigiana “Itala”.
Inquadrata nella 4^ Brigata “Sondrio” della 1^ Divisione Valtellina di Giustizia e Libertà, Rachele percorre lunghi chilometri per effettuare consegne, oppure per accompagnare militari e antifascisti al confine svizzero. Viene assunta presso il Comune di Sondrio e qui falsifica anche la firma del responsabile dell’Ufficio anagrafico sulla carta d’identità dei perseguitati dal nazifascismo.
Arrestata il 25 ottobre del 1944, viene portata in carcere a Sondrio dove subisce interrogatori durissimi sia a livello fisico che psicologico. Viene poi trasferita a Milano, nel carcere di San Vittore, dove rimane fino a guerra conclusa. Ritorna finalmente a casa il 9 maggio del 1945.
Il dopo-liberazione è contrassegnato dall’impegno nei confronti della famiglia e del lavoro; un lavoro, quello dell’insegnante, che vedrà l’instancabile impegno di Rachele nel trasmettere alle nuove generazioni i valori della Resistenza e la memoria storica.