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Valle Camonica (BS)

Una delle valli più estese delle Alpi orientali, la Valle Camonica – o anche Valcamonica – si trova nella Lombardia orientale ed è quasi totalmente compresa nel territorio amministrativo della provincia di Brescia (esclusi i comuni di Lovere, Rogno, Costa Volpino e la Val di Scalve che fanno parte della provincia di Bergamo). Lunga circa 90 km da nord a sud, inizia dal Passo del Tonale, a 1.883 m s.l.m., e termina presso Pisogne, sul lago d'Iseo. Ha una superficie di circa 1.335 kmq e una popolazione complessiva di poco meno di 120.000 abitanti. È inoltre attraversata in tutta la sua lunghezza dall'alto corso del fiume Oglio ed è suddivisa in tre macro-settori: Bassa, Media e Alta Valcamonica. La valle deriva il suo nome dal termine in lingua latina con cui gli scrittori classici chiamavano anticamente la popolazione che vi abitava: i Camunni. Già duramente colpiti dalla Grande Guerra (1915-1918), il territorio e la popolazione della Valle Camonica furono coinvolti anche nel secondo conflitto mondiale. Allo scoppio della guerra, il 10 giugno 1940, e con il susseguirsi delle operazioni militari sui diversi fronti di guerra (Balcani, Africa, Russia), molti furono i camuni che parteciparono alle spedizioni italiane, come pure molti furono quelli che persero la vita nei combattimenti o a causa delle insostenibili condizioni in cui erano costretti a vivere. Con l'8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca della penisola, anche la Valle Camonica, solo tre giorni dopo la firma dell'Armistizio, passò a tutti gli effetti sotto la giurisdizione militare germanica. I Comandi territoriali tedeschi emisero subito direttive e ordinanze allo scopo di controllare il territorio e reclutare tutti gli uomini validi dai 18 ai 50 anni per obbligarli a "prestare servizio di vigilanza agli obiettivi di importanza militare e civile". In un altro manifesto, poi, i nazisti comunicarono che "chiunque presti aiuto in qualsiasi modo a prigionieri di guerra evasi dai campi di concentramento o dai luoghi di pena ove sono custoditi, e chiunque presti aiuto o conceda ospitalità ad appartenenti alle forze armate nemiche allo scopo di facilitare la fuga e di occultarne la presenza, è punito con la pena di morte". Nonostante le minacce tedesche, e nonostante il fatto che la provincia bresciana divenne ben presto la sede di buona parte dei ministeri della Repubblica Sociale Italiana creata da Mussolini nel novembre 1943, la popolazione camune riuscì ad ospitare e tenere nascosti tanti giovani militari tornati a casa e soldati stranieri fuggiti dalla prigionia. Visti però i continui controlli, rastrellamenti e arresti effettuati dalle squadre nazifasciste, la maggior parte di loro si rifugiò sui monti dando vita alle prime bande di "ribelli". La data ufficiale della nascita del movimento partigiano in Valle Camonica viene fatta risalire al 5 novembre 1943 in zona Camuno Sebina quando il tenente degli alpini Romolo Ragnoli, giunto clandestinamente a Cividate, si mise subito a lavoro sia per organizzare le truppe partigiane che fino ad allora avevano agito indipendentemente e si erano mosse in modo non coordinato, sia per pianificare le zone di operatività dividendo la Valle in vari settori che presero i nomi delle varie montagne. I partigiani che confluirono in queste bande erano nella maggior parte militari alpini camuni che, prigionieri di guerra, erano riusciti a scappare dai campi di concentramento durante lo sbandamento che era seguito all'8 settembre 1943. Tuttavia, una parte consistente di "ribelli" non era originaria del territorio: si trattava di soldati che, fuggiti anch'essi dalla prigionia e transitati per la Valle nel tentativo di raggiungere la neutrale Svizzera, si erano uniti ai partigiani, o perché non erano riusciti a superare il confine, o perché avevano deciso di fermarsi per operare contro i nazifascisti. Nella Valle Camonica operò in particolare la Divisione Fiamme Verdi "Tito Speri" che, fondata da Luigi Ercoli (Bienno, 24 settembre 1919 – Mauthausen, 15 gennaio 1945), ebbe come capitano l'alpino Romolo Ragnoli e tra i suoi ufficiali il generale degli alpini Luigi Masini, Giulio Mazzo e Lionello Levi Sandri. La Divisione era suddivisa in sei brigate: la Brigata "Lorenzini", la Brigata "Schivardi", la Brigata "Lorenzetti", la Brigata "Cappellini", la Brigata "Tosetti" e la Brigata "Perlasca". Tra le tante azioni in cui si contraddistinse si ricorda uno scontro con la Legione Tagliamento della Repubblica Sociale Italiana. Ma tanti altri furono gli episodi che segnarono i due anni di guerra partigiana in questa zona. Verso la fine del 1943 un gruppo di 25 uomini guidati dal tenente colonnello Ferruccio Lorenzini si trovava nella bassa Val di Scalve nella zona di Terzano, vicino alle cascine di Pratolungo. Qui venne accerchiato da 150 militi delle Brigate Nere guidati da alcune spie locali. Dopo due ore di combattimento si contarono tra i partigiani 5 morti e 14 catturati, ed altri 5 partigiani vennero catturati nei giorni successivi a Darfo. Sempre a Darfo, Lorenzini venne picchiato e trascinato nudo dietro una camionetta in pubblico, poi trasferito insieme ad altri prigionieri a Brescia, dove a seguito del processo venne fucilato il 31 dicembre 1943. Nel 1944 si assistette alle continue a pesanti azioni di polizia eseguite dalle squadre di fascisti: rastrellamenti improvvisi erano condotti anche di notte e, seguendo gli ordini della RSI di sparare a vista su chiunque scappava, i repubblichini colpirono ragazzi molto giovani e persone innocenti. Nel settembre del 1944, inoltre, alcuni gruppi di partigiani organizzati che avevano il loro campo operativo in Alta Valcamonica riuscirono a scacciare i funzionari del fascio e a instaurare un governo provvisorio basato sui principi fondamentali della democrazia. A Ponte di Legno vennero riuniti tutti i capi famiglia e si procedette all'elezione del sindaco e di una giunta comunale. Poco dopo negli altri più importanti centri della zona, con lo stesso sistema, vennero elette le nuove amministrazioni. Quasi contemporaneamente a questi fatti, in bassa Valcamonica si assisteva invece alla cattura di Luigi Ercoli ad opera delle Brigate Nere. Rinchiuso in carcere a Brescia e lì sottoposto ad interminabili interrogatori e atroci torture, fu poi deportato nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen dove morì nel gennaio 1945. Ultimo importante episodio di grande portata militare in Valle Camonica fu nell'aprile del 1945, pochi giorni prima prima della fine della guerra. Il 19 aprile 1945 iniziò una violenta battaglia con un lungo e intenso bombardamento della sommità del Mortirolo ad opera dei nazifascisti. Lo scontro si protrasse per tutta la giornata e terminò con la vittoria dei partigiani che costrinsero così il nemico alla ritirata. Nell'aprile 1945 questo territorio assistette non solo alla liberazione delle città e dei piccoli comuni, ma anche al passaggio delle colonne di soldati tedeschi e repubblichini sbandati che, ormai definitivamente sconfitti, risalivano in rapida fuga le strade della Valle Camonica per portarsi, transitando dal passo del Tonale, verso il Trentino e cercare di raggiungere l'Austria e la Germania.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Museo Naturale Storico della Resistenza Bresciana, Sui monti ventosi. Itinerari escursionistici sui sentieri della Resistenza bresciana, La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, Roccafranca (BS);
  • Rolando Anni, Storia della Resistenza bresciana 1943-1945, Editrice Morcelliana, Brescia 2005;
  • Rolando Anni, Dizionario della Resistenza bresciana, 2 voll., Editrice Morcelliana, Brescia 2008;
  • per ulteriori informazioni sul territorio e sulla storia della Valle Camonica è possibile consultare il sito dedicato al territorio e alla storia della Valle Camonica: www.intercam.it.

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