La tessera annonaria è un documento personale che definisce la quantità di merci e di generi alimentari razionati acquistabili in un determinato lasso di tempo.
In Italia venne reintrodotta con decreto ministeriale durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1940. La tessera, subito ribattezzata dal popolo come "tessera della fame", veniva rilasciata dal comune ed era nominativa e bimestrale; su di essa vi erano dei bollini rappresentanti il totale consumo mensile di pasta, olio e zucchero, escluso il pane e il latte. Il pane era distribuito giornalmente, non più di 500 gr all'inizio della guerra, per poi arrivare a circa 100 gr. Il latte invece veniva distribuito solo per bambini con prescrizione medica.
La tessera era il pagamento delle risorse alimentari del paese, che lo stato aveva confiscato, distribuendole in piccole porzioni. Stampata su carta di colori diversi per distinguere le differenti fasce d'età, la carta annonaria era verde per i bambini fino agli otto anni, azzurra per i ragazzi dai nove ai diciotto, grigia per gli adulti. Su ognuna comparivano le generalità del possessore, scritte con inchiostro nero indelebile.
Questa tessera permetteva in date prestabilite di recarsi da un fornitore abituale per la prenotazione, dapprima solo di generi alimentari, in seguito anche di altri beni come, ad esempio, il vestiario. Il negoziante staccava la cedola di prenotazione apponendo la propria firma e, in una o due date prestabilite, si poteva prelevare la merce prenotata. Visto che i prezzi variavano di mese in mese era uso comune prelevare tutto quanto fosse possibile in un'unica soluzione. Le date di prenotazione e ritiro dei generi alimentari venivano annunciate tramite manifesti e trafiletti sui giornali che si susseguivano a ritmi paradossali.
Man mano che la guerra proseguiva, si verificarono irregolarità e illegalità di ogni genere, tra cui il commercio stesso delle tessere, false o vere che fossero.
Bibliografia e approfondimenti: