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Ligonchio (RE)

Il comune di Ligonchio, posto sull'Appennino reggiano e parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, aderì nel 1944 alla Repubblica di Montefiorino, comprensiva dei territori di Prignano, Polinago e Frassinoro nel Modenese, di Toano e di Villa Minozzo nel Reggiano. Questa fu costituita il 18 giugno 1944 dalle formazioni partigiane modenesi al termine di una serie di azioni concluse con la distruzione di 12 ponti stradali, delle principali vie di comunicazione e l'eliminazione di alcuni presidi della Guardia Nazionale Repubblicana. È importante ricordare che, essendo il più alto dei comuni dell'Appennino Reggiano, Ligonchio rivestì un ruolo di primo piano durante la Resistenza proprio per la sua posizione strategica. I primi gruppi armati nella fascia appenninica si formarono già nel tardo autunno e nelle prime settimane dell'inverno del 1943. Nel reggiano erano attivi le bande di Aldo Cervi a Cervarezza, di Pio Montermini a Cervarolo (quella che poi sarà la 26^ Brigata Garibaldi) e la base di don Pasquino Borghi a Tapignola (successivamente distrutta dal rastrellamento fascista del 21 gennaio 1944, a cui seguì la fucilazione di don Pasquino e di altri 8 antifascisti il 30 gennaio 1944 a Reggio Emilia). Le condizioni in cui si vennero a trovare le formazioni partigiane emiliane insediate nell'Appennino furono le più difficili: nel 1943 il fronte era ancora lontano, l'avanzata alleata lenta e contrastata e i rapporti di forza sfavorevoli. In più, le zone in cui i partigiani emiliano-romagnoli dovevano operare erano al centro del sistema difensivo approntato dallo stato maggiore tedesco, in un'area destinata a trasformarsi in breve tempo nel teatro del più aspro scontro tra le forze opposte. Nello specifico, Ligonchio si trovava sul crinale reggiano sul passo di Pradarena, via minore, ma strategica, per la città di Reggio Emilia. Le contromisure naziste all'organizzazione delle brigate non si fecero attendere: nel corso del 1944 la zona divenne il teatro delle più efferate azioni contro partigiani e civili compiute dalle truppe germaniche. All'alba del 2 agosto i tedeschi, nel completare l'annientamento della Repubblica di Montefiorino, cominciarono il cannoneggiamento delle posizioni partigiane a Carpineti e presso Ligonchio, cui seguì l'infiltrazione verso Cavola, Ponte Gatta e Ligonchio stesso, dove si ebbero scontri con le formazioni reggiane, con quelle modenesi e col battaglione sovietico comandato da Vladimir Peraladov. I tedeschi impegnarono nella battaglia le forze di due divisioni e numerosi mezzi corazzati e perdettero, in cinque giorni, circa 2.000 uomini. È doveroso ricordare alcune figure legate a Ligonchio che si sono distinte durante questo periodo. Innanzitutto, quella di Enzo Bagnoli, valoroso comandante partigiano nato a Castelnovo ne' Monti il 27 febbraio 1922 e morto a Ligonchio il 30 luglio 1944 nei combattimenti per impedire che i tedeschi distruggessero la centrale elettrica; e la singolare figura dell'operaia comunista Norma Barbolini, che, diversamente dalle altre donne che ricoprivano solitamente il ruolo di staffetta, fu una partigiana combattente, nonché comandante di una brigata formata anche da uomini.

Bibliografia e approfondimenti:
  • Claudio Silingardi, Alle spalle della Linea Gotica. Storie luoghi musei di guerra e Resistenza in Emilia Romagna, Artestampa, Modena 2009;
  • Claudio Silingardi, Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino. Guida storica, Artestampa, Modena 2005;
  • per ulteriori approfondimenti è possibile consultare i documenti messi a disposizione dalle Amministrazioni comunali, nonché il materiale raccolto dall'Istituto Storico della Resistenza di Modena e dal Museo della Repubblica Partigiana di Montefiorino.

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