Bibliografia e approfondimenti:
All’interno della politica coloniale fascista un ruolo centrale fu ricoperto dalla raffigurazione della donna: diverse rappresentazioni della donna, italiana e africana, furono utilizzate e diffuse dalla propaganda a seconda degli obiettivi che il regime si prefiggeva e del pubblico a cui si rivolgeva.
Se nella fase di preparazione alla Campagna d’Etiopia (1934-1935) il mito della Venere nera – la donna africana vista come oggetto sessuale priva di personalità autonoma – contribuì nella società maschilista fascista alla costruzione del consenso al colonialismo, successivamente, subito dopo la fondazione dell’impero (1936) fu avviata una svolta razzista nella politica coloniale del regime, allo scopo di dividere in modo netto la popolazione italiana da quella indigena e di bloccare la formazione del meticciato.
La propaganda fascista si rivolse allora alle donne italiane, celebrando le loro innate virtù di moglie, di madre e di lavoratrice e incentivando la loro presenza nelle terre d’Africa con il fine di creare una nuova madrepatria e di difendere così la razza italiana in colonia.
Dal mito della Venere nera alla promozione della migrazione in Africa delle donne italiane, il sesso femminile fu così ampiamente e costantemente strumentalizzato in funzione della politica coloniale e razzista del regime fascista.
Bibliografia e approfondimenti:
Colonialismo italiano – Per saperne di più…Approfondimenti al femminile