Attraversate da importanti arterie stradali e ferroviarie di collegamento con la vicina Toscana, le valli dei fiumi Taro, Ceno e Baganza nel Parmense furono caratterizzate da differenti culture politiche, radicate fin dai primi anni del Novecento. Nella campagna, teatro del grande sciopero agrario del 1908, era forte l'influenza socialista e sindacalista rivoluzionaria, come a Sala Baganza, dove nei primi giorni d'agosto del 1922 in seguito ad un'aggressione delle Camicie Nere, respinta con violenti scontri, vennero erette barricate. In montagna, invece, era dominante, politicamente e culturalmente, il movimento cattolico. Queste pur differenti tradizioni politiche rimasero ben radicate nella popolazione durante il Ventennio e riemersero con l'occupazione tedesca, quando molti giovani locali decisero di ribellarsi e di partecipare alla lotta di Liberazione, nonostante la paura delle rappresaglie nemiche. Sala Baganza fu un importante punto di comunicazione tra la pianura e la montagna, conteso per lungo periodo dai nazifascisti e dai partigiani; fu anche obiettivo di attacchi aerei alleati nel tentativo di fermare il traffico di mezzi nemici e di distruggere il deposito di munizioni all'interno dei Boschi di Carrega, il più grande delle retrovie tedesche. Nel borgo erano anche insediati due presidi: uno tedesco a Villa Adorni, sulla strada per Maiatico, e uno di bersaglieri fascisti nella Rocca di Sala. Nonostante il pericolo, molti giovani salesi aderirono alla Resistenza compiendo in paese frequenti e rapide azioni di guerriglia: come quella del 23 giugno 1944, quando un gruppo di partigiani assalì la scuola elementare di San Michele Tiorre, utilizzata dai fascisti come caserma. Il Comune ricorda le sue vittime, sia civili sia partigiane, del periodo 1943-1945 con le lapidi del Monumento ai Caduti in piazza Corridoni ed in Piazza Gramsci. Bibliografia: