(1925-1926) Le cosiddette leggi fascistissime, note anche come leggi eccezionali, furono l'insieme di norme giuridiche con le quali il fascismo avviò la trasformazione di fatto dell'ordinamento del Regno d'Italia in un regime totalitario, ossia in uno Stato autoritario dalla forte componente ideologica, di tipo nazionalista, centralista, statalista, corporativista e imperialista.
Abolirono le libertà di stampa, di opinione e di parola; sciolsero tutti i partiti, tranne il PNF (Partito Nazionale Fascista), che fu trasformato in organo dello stato attraverso la costituzione del Gran Consiglio del Fascismo; riconoscevano come unici sindacati quelli fascisti e proibirono, inoltre, scioperi e serrate; concessero poteri legislativi al governo, che non dovette più rispondere al parlamento; sostituirono i sindaci con podestà di nomina regia; promulgarono aspre pene contro tutti gli oppositori. In merito a quest'ultimo punto, le leggi istituirono il confino di polizia per gli antifascisti; il Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato con competenza sui reati contro la sicurezza dello Stato; e l'OVRA, la polizia segreta.
Bibliografia e approfondimenti: