Disposto lungo la SS 36 del Cerreto (Via della Lunigiana), in collegamento con il Comune di Ligonchio e quello di Ramiseto, Busana è situato nell'alto Appennino Reggiano e si affaccia sull'alta valle del Secchia. Il territorio conserva rare testimonianze del tessuto urbano storico, anche a causa dei danni riportati nel terremoto del 1920. Nella seconda metà degli anni Trenta (1938-1939) fu costruita a Busana una colonia. Portata a termine nel giro di pochi anni, venne intitolata "Villaggio Montano Rosa Maltoni Mussolini" (madre del duce). Per realizzare tale opera il Fascio di Reggio Emilia alienò la colonia di Sestola, nel modenese, che era stata opera del primo sindaco socialista della città, Luigi Roversi. L'iniziale proprietà della colonia fu della GIL - Gioventù Italiana del Littorio e vi furono ospitati bambini e studenti delle scuole della città, bisognosi di cure. Dal 1941 al 1943 furono ospitati i "Tripolini", i figli rimpatriati dei coloni italiani emigrati in Libia; questo fu l'unico periodo in cui la colonia funzionò anche nei mesi invernali. Nel 1944, con l'occupazione tedesca dell'Appennino Reggiano, la colonia fu scelta come presidio militare: l'esercito nazista vi collocò la sede del comando sulla SS 63 e l'ospedale militare. Il presidio non era tuttavia sicuro visto che i militari preferivano dormire nelle case private. Infatti, la colonia fu più volte attaccata, liberata dai partigiani e riconquistata dai tedeschi. Il 5 giugno 1944 i nazifascisti furono disarmati senza spargimento di sangue. Ancora nel marzo 1945 venne attaccata da un gruppo di 500 partigiani: l'attacco però fallì, con diverse perdite. Con la ritirata tedesca nell'aprile 1945, nella colonia si insediarono per un breve periodo i partigiani. Finita la guerra, pur rimanendo di proprietà della GIL, venne intestata a Luigi Roversi, sindaco molto amato e mai dimenticato.
Bibliografia e approfondimenti: