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Fronte delle Alpi Occidentali (FRANCIA-ITALIA)

Estesa per un'ampiezza di poco più di 500 chilometri, la frontiera italo-francese va dal Monte Bianco fino al mare, a Ventimiglia. Il confine è segnato dal sistema montuoso alpino di cui le Alpi Occidentali rappresentano la zona più elevata, aspra e impervia: l'altitudine media, pur decrescendo da nord a sud verso il mare, si mantiene sempre assai elevata e va dai 3.000 metri delle Alpi Graie ai 2.000 metri delle Alpi Marittime. Nel 1860, mentre i Piemontesi lasciavano alla Francia i loro territori "al di là delle montagne" in cambio dell'aiuto che quest'ultima aveva dato loro contro l'Austria, i crinali alpini divennero in pratica la frontiera politica tra i due stati: vennero edificate nuove costruzioni allo sbocco dei valichi principali o in posizione dominante, soprattutto quando le relazioni diplomatiche tra Francia e Italia si deteriorarono. La rottura definitiva intervenne nel 1936 con la costituzione dell'Asse Roma-Berlino e si confermò nel 1938 quando Hitler e Mussolini firmarono il Patto d'Acciaio. Dinanzi alla minaccia di un'offensiva italo-tedesca, la Francia cominciò a rafforzare e completare il proprio sistema difensivo sulle Alpi Occidentali, realizzando uno schieramento continuo di opere in calcestruzzo per armi automatiche e artiglierie, al fine di costruire, da Nizza al Monte Bianco, una "linea Maginot" delle Alpi. Dall'altro versante, l'Italia adottò la stessa strategia, particolarmente al Monginevro, creando anch'essa fossati e blocchi anticarro lungo i passi traversabili più facilmente, come quello del Piccolo San Bernardo. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Francia subì l'invasione delle truppe tedesche e nel giugno 1940, mosso dalla volontà di trovare posto al tavolo dei vincitori e approfittando della sconfitta francese di fronte alla Germania, Mussolini dichiarò guerra alla Francia nel tentativo di riconquistare, nella zona alpina, la Savoia e Nizza. Il nuovo fronte di guerra si sviluppò dal mare per tutto il confine italo-francese lungo le Alpi Occidentali, suddiviso in direttrici di attacco, da cui le truppe italiane puntavano a conquistare le testate delle valli, per poi scendere in territorio francese. I 133.000 uomini della IV Armata italiana, comandati dal Generale Guzzoni, tra il Monte Bianco e il Monviso, e della I Armata, alla guida del Generale Pintor, dal Monviso a Ventimiglia, si opposero ai 58.000 francesi dell'Armée des Alpes (l'Armata delle Alpi) al comando del Generale René-Henri Orly. Ciononostante la penetrazione italiana in territorio straniero durante la battaglia del giugno 1940 fu di pochi chilometri: quando il 25 giugno arrivò l'Armistizio francese, l'esercito italiano aveva conquistato solo una zona di 800 kmq, popolata da 28.000 abitanti. In Savoia si trattava dei comuni di Bessans, Séez, Montvalaison, Bramans, Lanslevillard, Lanslebourg, Termignon, Sollierés, Sardierés e Sainte-Foy-Tarentaise; nelle Haute-Alpes, di Montgenévre e Ristolas; ma soprattutto, nelle Alpi Marittime, di Fontan e di Mentone. Questi pochi comuni di frontiera occupati dall'Italia vennero praticamente annessi: la lira sostituì il franco e i servizi amministrativi divennero italiani. Con il susseguirsi del conflitto, e in particolare dopo gli sbarchi alleati nel nord Africa, nel novembre 1942 i tedeschi invasero il sud della Francia, lasciando agli italiani i dipartimenti francesi delle Alpi: la 4^ Armata italiana occupò le regioni meridionali comprese fra il fiume Rodano, la costa e il confine alpino, con l'esclusione dei due grandi centri di Lione e Marsiglia. Con la caduta del Fascismo e l'Armistizio dell'8 settembre 1943, le truppe tedesche penetrarono in Italia dai passi del Brennero e di Tarvisio e presero il posto dell'esercito italiano nelle Alpi francesi, dando il via ad una occupazione nazista ben più dura di quella fascista. In questo periodo le popolazioni alpine, sia francesi che piemontesi, avviarono forme di resistenza che si svolsero attraverso la stampa clandestina, la guerriglia urbana, il partigianato e l'informazione. Tuttavia, la cronologia degli eventi differisce tra i due paesi e i rapporti tra i resistenti francesi e italiani furono poco frequenti. Non bisogna dimenticare, poi, che le Alpi, sia piemontesi che francesi, furono viste dagli ebrei di molti paesi europei come una zona tranquilla e propizia al rifugio. La maggior parte dei fuggitivi, comunque, confluì verso la neutrale Svizzera. Lo sbarco alleato in Provenza nell'agosto 1944 (Operazione Dragoon) fece indietreggiare le truppe tedesche che lasciarono definitivamente libera la zona delle Alpi francesi nel settembre successivo. Sul versante italiano, invece, le cattive condizioni climatiche ed una difesa tedesca più tenace del previsto impedirono qualsiasi evoluzione del conflitto. La Resistenza italiana poté riprendere il controllo del territorio solo nell'aprile 1945. In definitiva, durante la Seconda Guerra mondiale le Alpi Occidentali ebbero una funzione di secondo piano - anche se non secondaria - nel conflitto, tranne che per l'Italia nel giugno 1940 e dal novembre 1942 all'aprile 1945. La loro posizione centrale ne fece più una zona di passaggio che un vero obiettivo: le battaglie decisive si svolsero altrove, soprattutto nelle grandi pianure, sugli altopiani e su altri massicci di grandi dimensioni dell'Europa del nord e dell'est, tra il Volga e la Normandia. Per quanto riguarda la Germania, le Alpi Occidentali, per ragioni geografiche, non rappresentarono un vero fronte nel 1939-1940: esse divennero solo zone di occupazione dopo il novembre 1942 e soprattutto dopo il settembre 1943. Nemmeno per gli Alleati - i Sovietici non vanno neppure citati - le Alpi rappresentarono un obiettivo determinante e i piani iniziali quasi le ignorarono: l'Operazione Dragoon, in un primo tempo, le aggirava. Per gli Angloamericani, dopo lo sbarco in Italia, la situazione delle Alpi dipese strettamente dal fronte italiano che avanzava molto lentamente. Per la Francia stessa, nel 1939-1940 le Alpi furono soltanto un "secondo fronte", essenzialmente contro l'Italia fascista e le sue rivendicazioni territoriali. Tuttavia, esse divennero teatro di scontri che videro opporsi italiani, tedeschi e francesi, vicini da sempre, e offrirono chiaramente, dal punto di vista topografico, una zona adatta all'insediamento di partigiani.

Bibliografia e approfondimenti:

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Fronte delle Alpi Occidentali (FRANCIA-ITALIA)

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