Bruno Bonomelli nasce a Rovato, in provincia di Brescia, nel 1910 da Silvio e Dina Sabotti.
Come il fratello Paride (classe 1915), è trattenuto alle armi per diversi anni e quindi impossibilitato ad aiutare il padre nel suo lavoro di stagionatore-commerciante di formaggi.
Alla data dell’Armistizio (8 settembre 1943) i due fratelli sono ancora alle armi. Bruno, che era stato precedentemente a combattere in Africa Orientale nella cosiddetta “conquista dell’Impero”, è ufficiale di un battaglione territoriale di guardia ad alcune polveriere sul lago di Garda.
Sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, riesce a raggiungere il padre nella casa di Iseo, dove si trova anche sua moglie, Rosetta Nulli, con il piccolo Ennio di tre anni.
Insieme al fratello Paride, anche lui riuscito a tornare a casa, decide di attraversare le linee tedesche ed unirsi alle prime avanguardie anglo-americane a Bari, aggregandosi al neonato 68° Reggimento Fanteria, divisione “Legnano”.
Entrato però in contatto con i servizi segreti della 9^ Armata Britannica, viene da questi arruolato, addestrato e preparato per la missione “Virtus” in territorio italiano occupato dai nazifascisti.
Paracadutato a Genova insieme a due tecnici radiotelegrafisti, monta una base operativa con una radio trasmittente.
Successivamente scoperti dai tedeschi, Bruno e Paride vengono catturati ai primi del luglio 1944 e tradotti nel carcere della Gestapo a Verona, da dove riescono ad evadere.
Questo provoca una violenta reazione dei nazifascisti che uccidono brutalmente il padre Silvio ad Iseo, località Pu, il 17 luglio 1944 e arrestano la madre Dina, la moglie Rosetta e il piccolo Ennio, per deportarli nel campo di concentramento di Gries, a Bolzano.
I familiari dei fratelli Bonomelli riusciranno a rientrare solo dopo la Liberazione.
Alla fine della guerra Bruno Bonomelli diventa corrispondente sportivo per il quotidiano L’Unità e si interessa soprattutto di atletica leggera, della quale è appassionato conoscitore.
Bibliografia e approfondimenti: