Capoluogo del Canton Ticino e del distretto omonimo, Bellinzona sorge sulla riva sinistra del fiume Ticino ed è un importante centro culturale, turistico e commerciale. I suoi tre castelli (Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro), le sue fortificazioni e la sua cinta muraria sono stati iscritti dall'UNESCO nella lista dei Patrimoni Mondiali dell'Umanità. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'obiettivo principale della Svizzera fu quello di conservare l'indipendenza e restare fuori dal conflitto. Ciononostante, la popolazione fu mobilitata e nel maggio del 1940 fu completata la formazione di distaccamenti locali di sorveglianza e di difesa ("guardie locali") composti da ex soldati e da giovani a partire dai 16 anni. Dall'ottobre 1941 ebbe sede a Bellinzona il Comando del Circondario Territoriale 9b, responsabile della sicurezza in Ticino e in Mesolcina. Successivamente il Canton Ticino precipitò in una situazione di emergenza: in seguito all'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943, infatti, migliaia di rifugiati militari e civili affluirono verso la frontiera meridionale della Svizzera e il Canton Ticino, il più colpito dall'afflusso, si organizzò lentamente con centri di raccolta. Dopo le visite mediche e l'espletamento delle procedure amministrative nelle località di confine, i fuggiaschi militari erano trasportati nella Svizzera centrale, mentre i civili venivano condotti in campi di quarantena, soprattutto a Bellinzona e a Lugano. Qui sostavano alcune settimane per poi essere trasferiti in "campi di accoglienza" dove attendevano di sapere la loro destinazione finale.
Bibliografia e approfondimenti: