Teresio Olivelli nasce a Bellagio, in provincia di Como, il 7 gennaio 1916.
Frequenta il ginnasio a Mortara e il liceo a Vigevano. Nel 1934 si iscrive al corso di laurea in Giurisprudenza all’università di Pavia. Ottiene la laurea in Diritto amministrativo nel 1938 e l’anno successivo di trasferisce a Torino come assistente alla cattedra di Diritto costituzionale e di Diritto amministrativo presso quella Università. Fra il 1939 e il 1941 prende parte all’attività culturale del fascismo partecipando ai Littoriali della cultura svoltisi a Trieste con un intervento sulla razza che gli vale la nomina a Littore. In tale occasione sostiene un’interpretazione della razza lontana dalla concezione puramente biologica della teoria nazista, come un elemento caratteristico ma non esclusivo di un determinato gruppo sociale e che non escludeva la partecipazione a valori universali.
Egli credeva, come del resto gran parte del mondo cattolico, fosse possibile cristianizzare il fascismo e operò con l’ambizione di staccare il più possibile il regime dal nazionalsocialismo.
È poi a Roma, quale addetto alle attività di studio dell’Istituto Nazionale di Cultura fascista e è rappresentante del partito fascista nel Consiglio superiore della demografia e della razza, presso il Ministero dell’Interno.
Nel febbraio del 1941 si arruola volontario e viene aggregato al 13° Reggimento di Artiglieria Alpina della Divisione “Julia” a Gorizia. È poi trasferito ad Aosta, a Merano e a Venaria Reale (Torino).
Nel luglio del 1942 parte per il fronte russo, dove rimane fino al 20 marzo del 1943. L’esperienza della guerra e della ritirata durante l’inverno lo spingono ad una revisione di vita e ad una profonda critica del fascismo.
Dopo il ritorno diventa rettore del collegio universitario “Ghislieri” fino al luglio 1943, quando rientra al suo reparto.
L’8 settembre 1943 è a Vipiteno, viene catturato ed internato in Germania. Il 21 ottobre riesce a fuggire dal lager di Markt Pongau ed arriva in Italia, a Udine, dopo una settimana di peripezie. All’inizio di novembre giunge a Brescia e attraverso un amico si mette subito in contatto con gli esponenti del movimento ribellistico. Quindi si trasferisce a Milano, dove, assumendo nomi diversi e facendosi passare per commerciante, si pone a disposizione del CLN, che gli affida l’incarico di mantenere i contatti tra il Comando generale delle Fiamme Verdi e le formazioni dipendenti delle province di Cremona e di Brescia.
Dopo la fucilazione di Lunardi e Margheriti, fonda il giornale clandestino Il Ribelle e durante i pochi mesi di libertà che gli rimangono scrive, oltre alla Preghiera del Ribelle, alcune riflessioni politiche insieme a Carlo Bianchi tra cui lo Schema di discussione di un programma ricostruttivo ad ispirazione cristiana e lo Schema di impostazione di una propaganda rivolta a difendere la Civiltà Cristiana e a propugnare la realizzazione della vita sociale.
Il 27 aprile 1944 viene arrestato a Milano e incarcerato a San Vittore. Il 9 giugno è trasferito nel campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi. L’11 luglio è selezionato per la fucilazione insieme ad una settantina di internati, ma sfugge alla morte nascondendosi in un rifugio di fortuna; scoperto dopo qualche giorno, il 5 agosto è trasferito nel campo di Gries (Bolzano). Da lì il 5 settembre è mandato nel campo di Flossenbürg, in Germania, dove continua la sua attività di interprete. Trasferito nel campo di Hersbruck, oltre che interprete, fa lo scrivano del blocco degli italiani e lavora, con altri, nelle opere di scavo e di sistemazione delle fognature del lager.
Alla fine di ottobre, per aver sostenuto i diritti dei deportati nella distribuzione del cibo, viene mandato in una compagnia di disciplina, da dove ritorna in cattive condizioni di salute.
Il 12 gennaio 1945 muore in seguito alle percosse ricevute da un sorvegliante polacco che l’aveva sorpreso ad assistere un compagno ammalato. Il suo cadavere viene cremato e le sue ceneri disperse.
Teresio Olivelli è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Ufficiale di complemento già distintosi al fronte russo, evadeva arditamente da un campo di concentramento dove i tedeschi lo avevano ristretto dopo l’armistizio, perché mantenutosi fedele. Nell’organizzazione partigiana lombarda si faceva vivamente apprezzare per illimitata dedizione ed indomito coraggo dimostrati nelle più difficili e pericolose circostanze. Rendeva eminenti servizi anche nel campo informativo e della propaganda. Tratto in arresto a Milano e barbaramente interrogato dai tedeschi, manteneva tra le torture esemplare contegno nulla rivelando. Internato a Fossoli, tentava la fuga. Veniva così trasferito prima a Dachau, poi a Hersbruck. Dopo lunghi mesi dio inaudite sofferenze trovava ancora, nella sua generosità, la forza di slanciarsi in difesa di un compagno di prigionia bestialmente percosso da un aguzzino. Gli faceva scudo del proprio corpo e moriva sotto i colpi. Nobile esempio di fedeltà, di umanità, di dedizione alla Patria. Lombardia – Venezia Tridentina – Germania – settembre 1943-primi giorni del mese di marzo 1945”.
Dal 1996 è in corso la causa di beatificazione di Teresio Olivelli.
Bibliografia e approfondimenti: