Camilla Cantoni Marca nasce a Brescia il 22 gennaio 1925.
Figlia di Stefano Cantoni Marca, direttore della “Breda”, dopo l’8 settembre 1943, ancora studentessa, preferisce non sfollare con i fratelli a Manerbio, ma rimane a Brescia dove la sua famiglia aiuta diversi soldati sbandati.
Coopera ai rifornimenti dei primi gruppi partigiani in Valle Camonica, alla distribuzione della stampa clandestina e ospita nella propria casa feriti, ricercati politici e detenuti fuggiti dal carcere. Serve, inoltre, da collegamento fra i partigiani e la città, trasporta viveri, munizioni alle formazioni di montagna e mantiene i rapporti fra i detenuti politici e le loro famiglie sia della città che delle valli.
Nel settembre del 1944, su proposta di don Giacomo Vender e per incarico del vescovo, mons. Giacinto Tredici, assume il compito di assistere i prigionieri politici insieme a un gruppo di giovani donne che vengono denominate “Massimille” e la sua abitazione, ubicata in via Alessandro Monti, a causa della vicinanza al carcere, diventa la sede di questa attività.
Collabora alla progettazione e all’esecuzione della fuga dall’ospedale di Giuseppe Anessi, uno tra i più importanti membri della Resistenza bresciana, che era stato ferito durante la cattura. È lei a prendere contatti con il personale dell’ospedale per organizzarne la fuga, fornendo tutte le informazioni logistiche ai partigiani.
Tramite il padre, ha la possibilità di ottenere armi e carburante che fa pervenire alle formazioni di montagna.
Anche dopo la Liberazione, fino al luglio 1945, svolge attività di assistenza ai rimpatriati dalla Germania insieme ad altre donne in Vescovado.
Dopo il 25 aprile riprende anche gli studi e nel 1948 si laurea in legge all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il suo impegno si dimostra sempre prevalentemente rivolto verso l’attività sociale anche nel dopoguerra: è infatti presidente diocesana delle giovani e delle donne di Azione Cattolica.
Nello stesso anno, il 29 dicembre, sposa il dottor Francesco Montini, fratello del futuro papa Paolo VI, con il quale aveva collaborato durante il periodo resistenziale. Il suo impegno nel sociale prosegue tramite la partecipazione al “Comitato Assistenza e Beneficenza”, che si occupa dei senzatetto, dei reduci dai lager e dei carcerati.
Muore il 1° marzo del 1993.
Bibliografia ed approfondimenti: