Walter Fillak nasce a Torino il 10 giugno 1920. Iscritto al Liceo scientifico Gian Domenico Cassini di Genova, viene espulso per le idee antifasciste e la sua attività sovversiva, e costretto a completare gli studi privatamente.
Si iscrive alla Facoltà di Chimica Industriale dell’Università di Genova dove incontra l’altro studente antifascista genovese, Giacomo Buranello. Nel 1940-’41 fonda la cellula comunista studentesca, attraverso la quale allaccia contatti sia con i comitati universitari clandestini di altre città che con gli operai di Sampierdarena.
Insieme a Buranello, viene arrestato nel 1942, incarcerato a Genova, poi ad Apuania (comune nato nel 1938 dall’unione di Massa, Carrara e Montignoso), e infine trasferito nel penitenziario Regina Coeli di Roma.
Walter Fillak torna in libertà il 25 luglio del 1943 e subito si reca a Genova dove entra nei GAP cittadini con il nome di battaglia “Gennaio”. Diventa vice-commissario politico e comandante di un distaccamento della 3^ Brigata Garibaldi Liguria e insieme a Buranello partecipa a numerose azioni sia dentro che fuori la città.
Quando la brigata si disperde a causa di un violento attacco delle truppe tedesche, Fillak raggiunge la Valle d’Aosta dopo molte peripezie. Qui, con il nuovo pseudonimo “Martin”, è nominato commissario politico nella zona di Cogne e comandante della 76^ Brigata Garibaldi, operante prevalentemente nella zona sud della regione, con frequenti sconfinamenti nel Biellese e nel Canavesano.
Con i suoi uomini Fillak – che teorizza che “salvo imprevisti, la guerriglia può risultare vincente anche in presenza di massicci rastrellamenti, se i reparti partigiani in armi sono compatti” – partecipa con successo a molti scontri contro i tedeschi e le forze armate della RSI.
Una delazione è il tragico “imprevisto” che porta “Martin” alla morte: nella notte tra il 29 e il 30 gennaio del 1945, nei pressi di Ivrea, Fillak e l’intero comando partigiano, tranne il vice-comandante Diego Prella che si era allontanato per assolvere un incarico, sono sorpresi dalle truppe naziste. Arrestati, verranno tutti sommariamente fucilati.
Fillak, invece, viene portato a Cuorgné (TO) il 4 febbraio 1945, processato e condannato a morte dal Tribunale Militare Tedesco. Alle ore 15 del giorno seguente viene condotto lungo la strada che porta ad Alpette (TO) ed impiccato. Spezzatosi il cappio durante l’esecuzione, i tedeschi la ripetono con estrema crudeltà.
Di lui restano nella memoria le parole di addio scritte alla madre e al padre: “Mio caro papà, per disgraziate circostanze sono caduto prigioniero dei tedeschi. Quasi sicuramente sarò fucilato. Sono tranquillo e sereno perché pienamente consapevole d’aver fatto tutto il mio dovere d’italiano e di comunista. Ho amato sopra tutto i miei ideali, pienamente cosciente che avrei dovuto tutto dare anche la vita; e questa mia decisa volontà fa sì che io affronti la morte con la calma dei forti. Non so altro che dire. Il mio ultimo abbraccio Walter Il mio ultimo saluto a tutti quelli che mi vollero bene.”
Bibliografia e approfondimenti: