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Ovidio Cervi
Nato a Campegine (RE)

il   13/03/1918

Morto a Reggio Emilia (RE)

il   28/12/1943

Ottavo di nove figli (di cui sette fratelli e due sorelle), Ovidio Cervi nasce nel 1918 a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, da Alcide e Genoeffa Cocconi.
Nel 1934, insieme al padre e ai fratelli, ormai tutti in età da lavoro, si trasferisce in località Campi Rossi, nel Comune di Gattatico (RE), su un podere preso in affitto: un passo significativo dalla condizione di mezzadri a quella di affittuari, che permetterà ai Cervi di introdurre modi e metodi nuovi per migliorare la produzione ed, insieme, il proprio status sociale.
“Contadini di scienza”: così vengono chiamati i sette fratelli che, oltre ad una personale passione per lo studio, diventano sempre più esperti grazie ai corsi istituiti dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura.
Ovidio, insieme al fratello Antenore, si occupa principalmente della stalla, nel cui potenziamento i Cervi investono le loro energie nel corso degli anni Trenta.
Anche lui accoglie le idee del fratello Aldo che, tornato dal carcere, trasmette a tutta la famiglia il bisogno impellente prima di opporsi, poi di ribellarsi al fascismo con ogni mezzo possibile. Dalla propaganda alla diffusione clandestina, dall’evitare l’arruolamento al boicottare l’ammasso: l’attività antifascista cresce rapidamente e, dopo lo scoppio della guerra, i Cervi diventano un solido punto di riferimento.
Il 1943 è un anno decisivo: la caduta del fascismo il 25 luglio e la festa in piazza a Campegine organizzata dai Cervi con una grande “pastasciuttata” è solo l’inizio.
Con la firma dell’Armistizio e l’occupazione tedesca dell’Italia, i sette fratelli si gettano subito nella lotta ponendo le basi del futuro movimento partigiano nella zona ovest della pianura reggiana. La loro casa diventa base operativa e rifugio sicuro, mentre sul territorio iniziano le prime azioni della “banda” dei Cervi.
Il 25 novembre 1943 i fascisti colgono Ovidio e i suoi fratelli in casa e, dopo uno scontro, li catturano insieme al padre ed altri compagni e li portano nel carcere dei Servi a Reggio Emilia.
Dopo poco più di un mese viene decisa la loro sorte: a seguito dell’uccisione del Segretario Comunale del Fascio di Bagnolo in Piano, Davide Onfiani, la GNR decide la rappresaglia e il 28 dicembre 1943 fa fucilare i sette fratelli, insieme al compagno partigiano Quarto Camurri, nel Poligono di tiro di Reggio Emilia.
Ad Ovidio, come agli altri fratelli Cervi, è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria.

Bibliografia e approfondimenti:
– Alcide Cervi, I miei sette figli, (a cura di Renato Nicolai), Editori Riuniti, Roma 1955;
– Margherita Agoleti Cervi, Non c’era tempo per piangere, CGIL 1994;
– Paola Varesi, Claudio Silingardi, Il museo Cervi tra storia e memoria. Guida al percorso museale, Edizioni Istituto Alcide Cervi 2003;
– Istituto Cervi. Luogo di memoria e di ricerca per la storia della Resistenza e della cultura contadina, Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia 2008;
– AA.VV., I Cervi. Scritti e documenti, ANPI Reggio Emilia, 1973;
– Liano Fanti, Una storia di campagna. Vita e morte dei fratelli Cervi, Camunia, 1990;
– Aldo Ferretti (Toscanino), I Cervi, le idee, l’azione, ANPI Reggio Emilia, 1979;
– Antonio Greppi, I sette fratelli, Tecnograf, Reggio Emilia 2004.


Fonti
Le fonti correlate a:
Ovidio Cervi

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