Luigi Pecchenini nasce a Pagazzano (Bergamo) il 22 febbraio 1924.
Orfano di madre e celibe, viveva a Cinisello Balsamo (MI) con la nuova famiglia del padre e lavorava come operaio tubista.
Arruolato nel Regio Esercito, è inquadrato nel 73° Reggimento Fanteria “Lombardia” che opera nella penisola balcanica con compiti di ordine pubblico e controguerriglia.
A seguito dell’Armistizio, il Reggimento viene sciolto il 9 settembre 1943 in Croazia dopo aver reagito agli attacchi delle forze croate e tedesche e aver tentato di raggiungere Fiume e Villa del Nevoso.
Come molti altri soldati sbandati, è probabile che Pecchenini stesse cercando di tornare a casa quando viene catturato e rinchiuso nel campo di concentramento del Gradaro, alle porte di Mantova.
Il giorno 19 settembre 1943 è prelevato dai soldati tedeschi e portato nei pressi di Curtatone (MN), in località Valletta della Corte Aldriga, dove insieme ad altri nove militari italiani viene fucilato.
Al termine del conflitto, precisamente il 10 maggio 1945, il CLN ordinerà la riesumazione dei corpi dei dieci martiri e il 15 maggio successivo le Amministrazioni dei Comuni dove risiedevano le vittime identificate riceveranno una comunicazione per i familiari.
Del trasporto della salma di Luigi Pecchenini dal cimitero di Virgiglio (MN) a quello di Cinisello Balsamo (MI) se ne occuperà Oreste Figini, antifascista e partigiano, delegato dal CLN cinisellese.
Al padre di Pecchenini saranno consegnati i pochi oggetti rinvenuti sul corpo del figlio: un pettine, una macchinetta per fare sigarette e un notes che aveva permesso di rilevare l’indirizzo della famiglia.
Sia l’Amministrazione di Cinisello Balsamo (MI) che quella di Curtatone (MN) gli hanno intitolato una strada cittadina.
Bibliografia e approfondimenti: