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Gelindo Cervi
Nato a Campegine (RE)

il   07/08/1901

Morto a Reggio Emilia (RE)

il   28/12/1943

Maggiore di nove figli (di cui sette fratelli e due sorelle), Gelindo Cervi nasce nel 1901 a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, da Alcide e Genoeffa Cocconi.
Nel 1934 sposa Iolanda Bigi, dalla quale avrà tre figli.
Nello stesso anno, insieme al padre e ai fratelli, ormai tutti in età da lavoro, si sposta su un podere preso in affitto in località Campi Rossi, nel Comune di Gattatico (RE), lasciando così la condizione di mezzadri per quella di affittuari: un passo significativo, che permetterà ai Cervi di introdurre modi e metodi nuovi per migliorare la produzione ed, insieme, il proprio status sociale.
“Contadini di scienza”: così vengono chiamati i sette fratelli che, oltre ad una personale passione per lo studio, diventano sempre più esperti grazie ai corsi istituiti dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura.
Gelindo si occupa principalmente dell’allevamento dei maiali, finalizzato sia all’uso domestico sia alla vendita. Ma lui è anche il primo ad accogliere le idee del fratello Aldo che, tornato dal carcere, trasmette a tutta la famiglia il bisogno impellente prima di opporsi, poi di ribellarsi al fascismo con ogni mezzo possibile.
All’inizio l’attività antifascista dei Cervi rimane confinata nell’ambito della propaganda e della diffusione clandestina; solo dopo lo scoppio della guerra essi diventano un solido punto di riferimento per l’antifascismo locale: grazie a vari stratagemmi evitano l’arruolamento, ad esclusione del fratello minore Ettore, ma soprattutto boicottano l’ammasso e si dotano di strumenti per produrre in proprio burro e grappa.
Gelindo è arrestato nel 1939 e nuovamente nel 1942 insieme a Ferdinando.
Il 1943 è l’anno decisivo per la storia dei Cervi, a partire dal 25 luglio quando la caduta del regime fascista viene festeggiata con una grande “pastasciuttata” in piazza a Campegine.
Con la firma dell’Armistizio e l’occupazione tedesca del suolo italiano, i fratelli Cervi si gettano subito nella lotta ponendo le basi del futuro movimento partigiano nella zona ovest della pianura reggiana. La loro casa diventa da subito base operativa e rifugio sicuro, mentre sul territorio iniziano le prime azioni della “banda” dei Cervi.
A seguito di uno scontro e dell’incendio della loro abitazione, il 25 novembre 1943 vengono catturati dai fascisti insieme al padre e ad altri compagni. Sono portati al carcere dei Servi a Reggio Emilia, da dove Gelindo invierà diverse lettere alla madre e alla moglie. Sempre Gelindo, insieme al fratello Aldo, confida di addossarsi tutte le responsabilità per salvare gli altri, ma la situazione precipita e, dopo l’uccisione del Segretario Comunale del Fascio di Bagnolo in Piano, Davide Onfiani, la Guardia Nazionale Repubblicana decide per la rappresaglia.
Il 28 dicembre 1943 Gelindo e i suoi fratelli, insieme al compagno partigiano Quarto Camurri, vengono fucilati al Poligono di tiro di Reggio Emilia.
A Gelindo, come agli altri fratelli Cervi, è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria.

Bibliografia e approfondimenti:
– Alcide Cervi, I miei sette figli, (a cura di Renato Nicolai), Editori Riuniti, Roma 1955;
– Margherita Agoleti Cervi, Non c’era tempo per piangere, CGIL 1994;
– Paola Varesi, Claudio Silingardi, Il museo Cervi tra storia e memoria. Guida al percorso museale, Edizioni Istituto Alcide Cervi 2003;
– Istituto Cervi. Luogo di memoria e di ricerca per la storia della Resistenza e della cultura contadina, Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia 2008;
– AA.VV., I Cervi. Scritti e documenti, ANPI Reggio Emilia, 1973;
– Liano Fanti, Una storia di campagna. Vita e morte dei fratelli Cervi, Camunia, 1990;
– Aldo Ferretti (Toscanino), I Cervi, le idee, l’azione, ANPI Reggio Emilia, 1979;
– Antonio Greppi, I sette fratelli, Tecnograf, Reggio Emilia 2004.


Fonti
Le fonti correlate a:
Gelindo Cervi

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