Attilio Barichella nasce a Piazzola sul Brenta (PD) il 3 febbraio 1909. Orfano di entrambi i genitori, risiedeva a Cinisello Balsamo (MI) insieme alla moglie Adele Marcolin e ai tre figli Clara, Claudio e Giancarlo e lavorava presso lo stabilimento Vittoria delle Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck.
La notte tra il 27 e il 28 marzo 1944 viene arrestato dai militi fascisti presso la sua abitazione con l’accusa di aver partecipato allo sciopero che, iniziato il 1° marzo, aveva bloccato per otto giorni le più grandi fabbriche del Nord.
Nella stessa notte, insieme a Barichella, sono prelevati dalle loro case anche Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser.
Solo successivamente si saprà che quella sera i militi non stavano cercando Attilio, bensì il fratello Desiderio.
Nella giornata del 28 marzo Attilio viene rinchiuso a Milano, prima al carcere di San Fedele e poi a San Vittore. Il 31 marzo passa amministrativamente nel braccio tedesco dello stesso carcere. Infine, è condotto a Bergamo e imprigionato nella Caserma Umberto I.
Dalla stazione di Bergamo, caricato su vagoni piombati, parte il 5 aprile con destinazione Mauthausen (AUSTRIA), dove arriva l’8 aprile. Nel lager gli viene assegnata la matricola n. 61553.
Trasferito in data non nota al Castello di Hartheim (sottocampo di Mauthausen), muore lì il 2 ottobre 1944.
Dopo la Liberazione gli verrà riconosciuta, per un periodo di diciassette mesi e due giorni, la qualifica di partigiano operante nella cellula clandestina del Partito Comunista Italiano all’interno delle Acciaierie Falck e l’Amministrazione di Cinisello Balsamo (MI) gli intitolerà una via cittadina.
Bibliografia e approfondimenti: