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Aldo Melli
Nato a Gonzaga (MN)

il   20/09/1923

Morto a Pegognaga (MN)

il   08/05/2015

Aldo Melli nasce il 20 settembre 1923 in località Ponte Alto nel comune di Gonzaga, in una famiglia composta dal padre Enrico, bracciante agricolo, dalla madre Virginia Casari, casalinga, e da 10 figli di cui Aldo è il più giovane.

Dopo aver frequentato le scuole elementari a Polesine di Pegognaga, Aldo va a lavorare come servitore di stalla nell’azienda agricola Galeotti di via Cadalora di Polesine, dove rimane fino alla chiamata alle armi avvenuta il 13 gennaio 1943.

Entra subito a far parte del corpo dei carristi in quanto è in possesso della patente di guida automobilistica e, dopo l’addestramento a Codroipo (UD), viene trasferito in zona di operazione a Fiume, poi a Zara, e infine a Sebenico nella ex Jugoslavia. Il suo plotone ha a disposizione 13 carri armati leggeri “L 35”, dotati di una mitragliatrice, mentre i carristi portano come arma di difesa una pistola.

Racconta Aldo: “Nei sei mesi di guerra precedenti all’Armistizio del ’43 ho prestato servizio nelle zone di presidio di Knin e Kistanje con il compito di scortare il vettovagliamento necessario per il sostentamento alimentare delle divisioni dei Bersaglieri, di Fanteria e dei Carristi presenti nella zona istriana.
Dopo l’8 settembre 1943 le truppe tedesche da alleate diventarono nemiche. Requisirono immediatamente e poi distrussero tutti i nostri carri armati.
In un primo momento, con altri commilitoni, ho cercato di sfuggire all’accerchiamento tedesco costituito da vari posti di blocco istituiti nelle zone dell’entroterra e sulle coste dell’Adriatico.
I tedeschi avevano l’ordine di sparare a tutti coloro che tentavano la fuga verso il mare, […]. Per questa ragione ho avuto paura e, date le scarse possibilità di farla franca, ho preferito farmi catturare senza opporre resistenza.”

E così, dopo qualche giorno di sosta a Fiume, Aldo e tutti gli altri prigionieri vengono incolonnati e costretti ad un massacrante quanto inutile trasferimento a Zara. Di lì a poco, infatti, i prigionieri saranno ricondotti a Fiume dopo 12 giorni di duro cammino. Caricati su vagoni ferroviari, stipati come bestiame da portare al macello, migliaia di soldati catturati partono per il campo di smistamento di Meppen, in Germania, per la disinfestazione dai parassiti.

In questo campo di concentramento Aldo assiste a tanti atti di violenza, in particolare nei confronti di donne, bambini e anziani di nazionalità russa, deportati durante la ritirata tedesca dal territorio sovietico.

Dopo pochi giorni viene destinato al “Campo di Lavoro n.136”, nella miniera di carbone fossile di Essen, dove lavora 12 ore al giorno ad una profondità di 1.500 metri, scavando il prezioso minerale che serviva per l’industria bellica e i trasporti ferroviari e navali. Ogni prigioniero aveva una tessera sulla quale era segnata la quantità di lavoro svolta in base alla quale veniva consegnata una proporzionale razione di cibo giornaliera.

Continua Aldo: “Nei lunghi mesi vissuti in Germania sono riuscito a scrivere a casa una sola volta. Nel campo di prigionia non si poteva telefonare  e non c’erano modi per dare notizie ai propri cari. L’unica cartolina, testimonianza della mia triste esperienza come Internato Militare, ancora la conservo come fosse una reliquia.”

La liberazione avviene il 15 aprile 1945 ad opera delle truppe americane, ma Aldo riesce a partire solo nel settembre successivo. In questo periodo passa da un campo sotto il controllo americano ad un presidio comandato dagli inglesi che spesso si dimostrano atroci contro gli italiani.

Finalmente, nel settembre 1945, Aldo può ritornare in Italia: in treno da Essen fino e Verona, e poi in corriera fino a Suzzara. È il 12 settembre 1945, giorno della Millenaria Fiera di Gonzaga, quando Aldo riabbraccia i suoi familiari. All’appello manca solo il fratello Erminio, di due anni più grande di lui, morto in un campo di prigionia in Polonia.

Il 14 dicembre 2009 ad Aldo Melli è stata conferita la Medaglia d’Onore quale cittadino italiano deportato e internato nei lager nazisti, ai sensi della legge n.296/2006. L’onorificenza gli è stata consegnata dal Prefetto di Mantova, dott. Giuseppe Oneri, il 27 gennaio 2010.

Bibliografia:

  • Vittorio Negrelli, Memorie di guerra. Testimonianze per non dimenticare, E. Lui Editore, Reggiolo (RE) 2011.

Fonti
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