Quarto di nove figli (di cui sette fratelli e due sorelle), Aldo Cervi nasce nel 1909 a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, da Alcide e Genoeffa Cocconi.
Figura di primo piano nella storia della famiglia Cervi, Aldo trasmetterà quegli ideali di giustizia, impegno sociale, pace che porteranno tutta la famiglia prima ad opporsi, poi a ribellarsi al fascismo con ogni mezzo possibile.
Fondamentale per Aldo nel suo percorso di formazione è l’esperienza del carcere. Partito nel 1929 per il servizio militare, viene accusato ingiustamente di insubordinazione e nel 1933 condannato a tre anni di carcere militare a Gaeta. Qui entra in contatto con un gruppo di prigionieri politici che studiano e discutono e che lo spingono alla lettura di autori come Marx e Labriola. È, come per tanti altri antifascisti italiani, la sua università, il luogo dove le convinzioni e i sentimenti trovano modo di trasformarsi in una visione politica consapevole.
Tornato a casa ben presto, nel 1934 si trasferisce, insieme al padre e ai fratelli, ormai tutti in età da lavoro, su un podere preso in affitto in località Campi Rossi, nel Comune di Gattatico (RE). I Cervi lasciano così la condizione di mezzadri per quella di affittuari: un passo significativo che permetterà loro di introdurre modi e metodi nuovi per migliorare la produzione e, insieme, lo status sociale.
“Contadini di scienza”: così vengono chiamati i sette fratelli che, oltre ad una personale passione per lo studio, diventano sempre più esperti grazie ai corsi istituiti dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura.
Aldo, con i fratelli Agostino ed Ettore, si dedica principalmente ai lavori agricoli. Insieme al padre, poi, gira anche i mercati e le fiere, occupandosi degli acquisti e delle vendite dei prodotti destinati al commercio.
Sono anni intensi in cui la volontà innovativa in campo agricolo si intreccia con l’impegno antifascista, anni in cui si va delineando sempre di più il ruolo di Aldo: dalla metà degli anni Trenta collabora attivamente al funzionamento di un biblioteca ambulante a Campegine che mette in circolazione libri proibiti dal regime e diffonde stampa clandestina; nel 1939 acquista uno dei primi trattori della zona che porta a casa insieme ad un mappamondo, simbolo dell’universalità del progresso e del desiderio di apertura culturale; infine, nel 1941 incontra i Sarzi, una famiglia di teatranti mantovani che partecipano agli incontri clandestini, ai lanci di manifestini e alla distribuzione dei fogli proibiti.
Con lo scoppio della guerra i Cervi diventano un solido punto di riferimento per l’antifascismo locale: grazie a vari stratagemmi evitano l’arruolamento, ad esclusione del fratello minore Ettore, ma soprattutto boicottano l’ammasso e si dotano di strumenti per produrre in proprio burro e grappa.
Il 1943, poi, è l’anno decisivo per la storia dei sette fratelli, a partire dal 25 luglio quando la caduta del regime fascista viene festeggiata con una grande “pastasciuttata” in piazza a Campegine.
Con la firma dell’Armistizio e l’occupazione tedesca del suolo italiano, i fratelli Cervi si gettano subito nella lotta ponendo le basi del futuro movimento partigiano nella zona ovest della pianura reggiana. La loro casa diventa da subito base operativa e rifugio sicuro, mentre sul territorio iniziano le prime azioni della “banda” dei Cervi.
A seguito di uno scontro e dell’incendio della loro abitazione, il 25 novembre 1943 vengono catturati dai fascisti insieme al padre e ad altri compagni e sono portati al carcere dei Servi a Reggio Emilia. Aldo, da sempre la mente e il trascinatore della famiglia, nei campi, come nella politica, sa di essere il più esposto e confida di addossarsi, insieme al fratello Gelindo, tutte le responsabilità per salvare gli altri.
Ma la situazione precipita: dopo l’uccisione del Segretario Comunale del Fascio di Bagnolo in Piano, Davide Onfiani, la Guardia Nazionale Repubblicana decide per la rappresaglia.
Il 28 dicembre 1943 Aldo e i suoi fratelli, insieme al compagno partigiano Quarto Camurri, vengono fucilati al Poligono di tiro di Reggio Emilia.
Ad Aldo, come agli altri fratelli Cervi, è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria.
Bibliografia e approfondimenti:
– Alcide Cervi, I miei sette figli, (a cura di Renato Nicolai), Editori Riuniti, Roma 1955;
– Margherita Agoleti Cervi, Non c’era tempo per piangere, CGIL 1994;
– Paola Varesi, Claudio Silingardi, Il museo Cervi tra storia e memoria. Guida al percorso museale, Edizioni Istituto Alcide Cervi 2003;
– Istituto Cervi. Luogo di memoria e di ricerca per la storia della Resistenza e della cultura contadina, Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia 2008;
– AA.VV., I Cervi. Scritti e documenti, ANPI Reggio Emilia, 1973;
– Liano Fanti, Una storia di campagna. Vita e morte dei fratelli Cervi, Camunia, 1990;
– Aldo Ferretti (Toscanino), I Cervi, le idee, l’azione, ANPI Reggio Emilia, 1979;
– Antonio Greppi, I sette fratelli, Tecnograf, Reggio Emilia 2004.