Eleno Simonini nasce l’8 luglio 1923 alla corte Aldegatta di Pegognaga (Mantova) da Andrea e Lina Tondelli. Seguendo la tradizione lavorativa della famiglia, Eleno inizia ad occuparsi di meccanica e macchine agricole fin dall’età di 16 anni. Frequenta la Scuola Italiana di Aerotecnica e nel luglio 1939 consegue il brevetto di “Motorista d’aviazione”.
Chiamato alle armi il 17 gennaio 1943, Eleno raggiunge Verona dove, data la sua esperienza nella guida di macchine agricole, entra nel IV Reggimento Autieri, con destinazione la Scuola di guida di San Giovanni Lupatoto (VR).
Nel maggio dello stesso anno viene aggregato al VII Reggimento Autieri con il compito di frequentare un corso di aggiornamento presso l’Istituto Tecnico “Leonardo Da Vinci” di Firenze e successivamente trasferito a Trento come addetto alla guida di camion e camionette militari.
La sera dell’8 settembre 1943, giorno della proclamazione dell’Armistizio, Eleno e i suoi compagni sono nel dormitorio della Caserma Autieri di Trento. Nel corso della notte diventano il bersaglio delle mitragliatrici tedesche. Sono costretti ad arrendersi, pena la fucilazione immediata, e successivamente caricati su camion e portati nel Campo di Aviazione di Trento. Nei giorni seguenti saranno fatti partire per la Germania a bordo di carri ferroviari stracarichi di prigionieri.
Passando attraverso numerose città dell’Austria e della Germania, nella seconda metà del settembre 1943 Eleno arriva nel campo di concentramento di Fürstenberg, da lui ricordato come “lager della fame”. Nei primi giorni di ottobre i prigionieri raggiungono a piedi il lager di Vandez, distante 80 chilometri, dove vengono selezionati per lavorare nelle aziende agricole tedesche, nelle officine meccaniche o nelle miniere e nei boschi come taglialegna. Di quei giorni Eleno ricorda la fatica, il freddo, gli sforzi per cercare di non ammalarsi, ma soprattutto la fame e tutti gli stratagemmi pur di trovare qualcosa che gli permettesse di sopravvivere.
Dal 26 aprile al 9 settembre 1944 Eleno Simonini è rinchiuso nel campo di concentramento di Thornerstrasse a Berlino. Successivamente sarà trasferito nella provincia di Nurimberg, ai confini con l’Austria. Ai primi di novembre 1944 Simonini è di nuovo spostato a Berlino nel campo dove era stato in precedenza: non più nelle condizioni di Internato Militare ma di Lavoratore Civile. Questo passaggio di stato comporta per Eleno una certa libertà di movimento e la possibilità di sfamarsi con maggiore regolarità. Ai primi di gennaio 1945 Eleno si trova ad Hannover, dove lavora nella stazione ferroviaria con la mansione di scarico delle merci, nei giorni in cui la città vive gli allarmi e la tragedia dei bombardamenti alleati.
Il 7 aprile 1945 la città di Hannover è ormai circondata dalle truppe alleate, Simonini e il suo gruppo vengono spostati verso Berlino dove la liberazione degli Alleati arriva 4 giorni dopo. Alcuni giorni di quarantena per la disinfestazione e il controllo di eventuali malattie infettive e poi Eleno è finalmente lasciato libero di tornare in Italia.
L’iter è ormai lo stesso per tutti gli ex prigionieri: passaggio al Brennero e sosta a Pescantina (Verona) per l’ultimo smistamento. Da qui, su una bicicletta, Eleno può finalmente tornare a casa dove lo aspettano il padre, la madre e tutta la famiglia.
Bibliografia e approfondimenti: