Diana Sabbi nasce a Pianoro, in provincia di Bologna, il 29 luglio del 1922, da Armando e Pia Benni.
Di professione sarta e cresciuta in una famiglia antifascista – due suoi zii erano stati condannati dal Tribunale speciale -, nella primavera 1944 entrò a far parte della 62ª brigata Garibaldi “Camicie rosse” e per tutta l’estate operò nella valle dell’Idice.
In ottobre, con l’avvicinarsi della linea dei fronte, la brigata fu divisa in due gruppi. Uno si diresse a sud per congiungersi con le truppe alleate; l’altro andò a nord per raggiungere Bologna e partecipare a quella che si riteneva l’imminente insurrezione popolare. Fece parte del secondo gruppo che giunse dimezzato a Bologna perché, lungo la marcia di avvicinamento, ebbe numerosi scontri a Castel San Pietro Terme e Castenaso.
Fu aggregata al distaccamento della 7ª brigata GAP “Gianni” acquartierato nella sede dell’ex macello comunale a porta Lame. Il 7 novembre 1944, quando i tedeschi circondarono la base e iniziò la battaglia, fu inviata in perlustrazione con Rina Pezzoli, per raccogliere informazioni sullo schieramento attaccante e riferire. Una volta giunte in piazza Umberto I (oggi piazza dei Martiri) furono catturate dai tedeschi e rinchiuse nel cortile del Seminario di via dei Mille, dal quale, prima di sera, riuscirono a fuggire. Nei giorni seguenti fu impiegata nell’infermeria clandestina in via Amedeo d’Aosta 77 (oggi via Andrea Costa), e successivamente impegnata per i collegamenti con il CUMER.
Le è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare e riconosciuta partigiana, con il grado di capitano, dal 1° ottobre 1943 fino alla Liberazione.
Diana Sabbi è venuta a mancare nel febbraio del 2005.
Bibliografia e approfondimenti: