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Berna (SVIZZERA)

Comunemente considerata la capitale della Confederazione Elvetica, la città di Berna si trova su un altopiano nel Canton Berna, leggermente ad ovest rispetto al centro della Svizzera e a 20 km a nord delle Alpi bernesi. Prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, l'obiettivo principale della Svizzera era quello di conservare l'indipendenza e restare fuori dal conflitto. L'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938, la caduta della Francia in mano tedesca nel giugno 1940 e la minaccia di invasione da parte dei nazisti e dei loro alleati portarono, però, la Svizzera ad aumentare i finanziamenti alla difesa, ad estendere la preparazione delle reclute e a costruire opere di sbarramento. Addirittura, il 4 settembre 1939 entrò in vigore l'economia di guerra, con controllo dei prezzi e un graduale razionamento dei beni di consumo, e alla popolazione furono date istruzioni su come comportarsi in caso di raid aerei. In quanto stato neutrale, le relazioni con tutte le parti in guerra si svolgevano secondo la Convenzione dell'Aia del 1907. Tuttavia, la condotta della Svizzera in tempo di guerra è stata fonte di molte controversie. Le accuse principali sono di aver respinto migliaia di rifugiati ebrei. Nell'agosto del 1942, infatti, con l'inizio delle deportazioni dalla Francia da parte della Germania, il Governo svizzero annunciò l'intenzione di chiudere le frontiere. La decisione provocò un'ondata di protesta e fu cambiata. Dal settembre 1943, poi, in seguito all'annuncio dell'Armistizio italiano, migliaia di rifugiati militari e civili, che scappavano dalla progressiva occupazione nazista dell'Italia centro-settentrionale, affluirono verso la frontiera meridionale della Svizzera. Si trattava di disertori, combattenti partigiani, ebrei perseguitati, militanti antifascisti.  Le città di confine, come quelle del Cantono Ticino - il più colpito dall'afflusso -, dovevano chiedere a Berna l'autorizzazione ad ospitare i fuggiaschi. In tutto, durante il periodo di guerra, la Svizzera accettò più di 100.000 militari, 55.000 civili e oltre 67.000 rifugiati di frontiera (tra cui 21.000 ebrei).

Bibliografia e approfondimenti:


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